Appendici in giallo 2 by vari

Appendici in giallo 2 by vari

autore:vari [Vari]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: giallo, racconti
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Omicidio Stop

di Richard Laymon

Titolo originale: Roadside Pickup

Traduzione di Hilja Brinis

© 1974 Ellery Queen’s Mystery Magazine

Raccolto ne Il Giallo Mondadori n. 1363 (16 marzo 1975)

Quando gli accordi cessarono, la voce tornò a parlare. Era calda e gradevole, come la musica, e aiutava Colleen a distogliere il pensiero dalla strada deserta. — Avete ascoltato il pianista Michel Legrand, — diceva, quasi bisbigliando, — e qui è Jerry Bonner che vi porta musica classica e leggera da mezzanotte all’alba dalle stazioni di... — Lei girò la manopola della radio e la voce s’interruppe.

Non sarebbe stato prudente rimanere in ascolto. No e no, dato che non c’era modo di sapere quanto tempo sarebbe rimasta seduta lì. Forse tutta la notte. Non si poteva tenere accesa la radio tutta la notte senza scaricare la batteria. O si poteva? L’indomani doveva ricordarsi di domandarlo a quel meccanico, Jason. Era così bravo, lui, a spiegare le cose.

Sospirò di stanchezza e si premette le dita contro le palpebre. Se soltanto qualcuno fosse passato di là, si fosse fermato e le avesse offerto aiuto.

Così com’era stata aiutata Maggie?

Si sentì accapponare la pelle.

No! Non come Maggie!

Mentre si massaggiava le braccia nude, Colleen ricominciò a ricordare: il telefono che squillava nel suo sogno fino a svegliarla, in tempo per rendersi conto che lo squillo era autentico; il contatto ruvido dello scendiletto sotto i piedi, quello fresco e liscio del linoleum di cucina. E un nodo di paura nello stomaco, simile a una tenaglia, perché il telefono non squilla alle tre del mattino, a meno che...

— Smettila, — mormorò. — Cerca di dominarti, capito? Pensa a qualcosa di piacevole, tanto per cambiare.

A qualcosa di piacevole, certo. Altrimenti avrebbe ricominciato a ricordare la voce del poliziotto, al telefono, e la corsa in macchina fino all’obitorio, e l’aspetto di sua sorella, distesa là...

— Splendi, splendi, luna d’agosto, — cominciò a canticchiare. Continuò fino in fondo. Poi, attaccò — Viaggio sentimentale.

Quand’erano bambine, cantavano sempre quelle canzoni, durante i viaggi lunghi. Papà e mamma sedevano davanti, lei e Maggie dietro: quattro ombre che tenevano a bada la solitudine della notte con dolci canzoni, ricordate soltanto in parte.

Maggie era quella che stentava più di tutti a tenere a mente le parole. Ogni volta che si inceppava, ascoltava gli altri e cantava poi le parole giuste un momento dopo, come un’allegra eco.

La sera in cui la sua auto aveva avuto un guasto, non c’era nessuno, vicino a lei, a cantarle le parole giuste.

Colleen trattenne il respiro. Una luce! Un puntolino di luce non più grande delle stelle che vedeva riflesse nello specchio laterale, alte sopra i campi di granturco. Stava arrivando una macchina.

Si sarebbe fermata, questa? Tre, finora, erano sfrecciate via senza neppure rallentare. Tre, in ben tre ore.

Chissà, forse una di quelle si era fermata, più avanti, e aveva telefonato alla stradale.

I fari della macchina in arrivo erano piuttosto bassi e ravvicinati. Non come quelli di un’auto di ronda, piuttosto come i fari di un’auto sportiva.

Lei si affrettò a lampeggiare con i fari. — Fermati, — bisbigliò. — Ti scongiuro, fermati.



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