Art Blakey by Vincenzo Martorella;

Art Blakey by Vincenzo Martorella;

autore:Vincenzo Martorella; [Martorella;, Vincenzo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788862311502
editore: eDigita srl.
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


I MESSAGGERI DEL JAZZ

La band che avrebbe assunto il nome di Jazz Messengers, chiudendo così un cerchio aperto quasi dieci anni prima, nacque per caso, senza un preciso intervento di Blakey. Tutto ruotò attorno a Horace Silver. Dopo le sue belle prestazioni con Miles Davis, e il successo delle sue prime registrazioni, il pianista di Norwalk era entrato decisamente nel mirino della Blue Note, tanto che Alfred Lion era ansioso di registrarlo non più alla testa di un trio, ma di un gruppo più esteso (un combo, come dicono gli americani). In quel periodo – settembre 1954 – Silver si esibiva al Minton’s alla testa di un quartetto (opposto a quello di Tony Scott) che comprendeva il tenorsassofonista Hank Mobley, fermatosi nella Big Apple dopo un ingaggio con Gillespie, il batterista Arthur Edgehill e una serie di contrabbassisti, tra i quali Doug Watkins, giunto da Detroit poco tempo prima. Per accontentare le richieste di Lion, il pianista rinforzò la sezione fiati con Kenny Dorham, e sostituì il timido Edgehill con Blakey, ricostruendo, di fatto, il quintetto che si produceva in lunghe jam session nei fine settimana.

La sedute di registrazione furono due: la prima il 13 novembre, nello studio Van Gelder; la seconda il 6 febbraio. (In quel lasso di tempo, Blakey, Silver e Mobley parteciparono all’eccellente AFRO-CUBAN di Kenny Dorham, un poderoso esempio di fusione tra le influenze afro-cubane cui si riferisce il titolo dell’album, il bebop e una scrittura sapientissima per fiati che il trombettista sfoggia con sicurezza). Da ognuna delle sessioni fu tratto un dieci pollici, pubblicato non a nome di Horace Silver and the Jazz Messengers, ma dell’Horace Silver Quintet66. L’equivoco, che molte storie del jazz replicano all’infinito, è spiegabile con il fatto che l’edizione in Lp da dodici pollici fu pubblicata soltanto a metà dell’anno successivo: raccoglieva il materiale registrato nelle due sedute ed era attribuito ai Jazz Messengers di Horace Silver. All’epoca della loro prima pubblicazione, però, i Jazz Messengers non esistevano ancora: per vederli comparire sulla scena musicale si sarebbe dovuto aspettare ancora qualche settimana, visto che il loro esordio ufficiale è databile attorno alla fine di febbraio, con un concerto al Blue Note di Filadelfia.

Cosa portò alla creazione del gruppo lo racconta Art Blakey. «Silver disse: “Art, tu devi essere il leader perché hai molta più esperienza di noi, e ci piacerebbe ti occupassi del gruppo”. Io chiesi quale nome avremmo dato alla band, e Silver fece: “Non possiamo chiamarla i Seventeen Messengers, ma le daremo il nome di Art Blakey and the Jazz Messengers”. Ecco come nacque il gruppo, e perché Horace lo chiamò in quel modo. Non pensavamo di conquistare il mondo o guadagnare un sacco di soldi: cercavamo soltanto di lavorare bene, perché eravamo stanchi di suonare con gruppi raccogliticci o fare le solite jam session eseguendo sempre i soliti brani. La gente si stava stancando di quella schifezza, me ne rendevo conto, e non mi piaceva quel casino. Amo la libertà, ma la libertà senza disciplina è caos. Così,



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