Aspettando Cosetta by Emilio Martini

Aspettando Cosetta by Emilio Martini

autore:Emilio Martini [Martini, Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2024-06-01T07:39:40+00:00


Terzo giorno

…Forse aspettavano come me qualcuno che doveva arrivare.

Aspettare qualcuno è un rimedio contro la morte.

Kader Abdolah

Il sentiero delle babbucce gialle

I preti sono mattinieri, aveva pensato, ma si sbagliava.

Erano le 7 quando schiacciò il campanello dell’abitazione di don Erminio in canonica. Nessuno rispose.

Berté non si arrese e pigiò con forza, finché da una finestra del primo piano comparve il faccione assonnato del sacerdote.

«Santa pace!» gridò don Erminio, infilandosi gli occhiali dalla montatura nera e guardando giù, «chi è?»

«Polizia, don!» gli gridò Berté.

«Benedetto commissario! Scendo subito. Mi aspetti in chiesa.»

Quando sentì armeggiare alla serratura della porta laterale, Berté spinse e chinò la testa per entrare. Voleva evitare una capocciata contro il traverso orizzontale, cosa già capitata in passato. Si domandò perché i portoni delle chiese fossero monumentali e invece le porte laterali quasi sempre dei pertugi di difficile apertura… soprattutto considerando il fatto che di solito i fedeli erano anziani e non forzuti, eppure non gli risultava che ci fossero state lamentele in proposito.

Solo le tue, moscetto…

Il sacerdote lo accolse con un sorriso tirato. Gli fece cenno di seguirlo e lo introdusse in sacrestia.

«Mi scusi, ma quando ieri sera mi ha telefonato non mi ha specificato che sarebbe venuto a quest’ora» esordì don Erminio, «da tempo non dico più la prima messa del mattino perché non ci veniva mai nessuno. Dormo pochissimo di notte, caro commissario, da quando ho vegliato per anni la mia povera mamma che mi ha lasciato due mesi fa…»

Berté annuì, ricordando che aveva mandato Parodi come suo rappresentante alle esequie.

«… poi verso le sei mi appisolo e così dopo fatico ad alzarmi…»

Don Erminio si massaggiò la schiena con entrambe le mani, estroflettendo il ventre considerevole, prima di accomodarsi su una sedia imponente.

Berté cercò di esprimere con uno sguardo partecipe tutta la sua comprensione, mentre si sistemava sulla scomoda seggiola che don Erminio gli aveva indicato.

«Mi scuso io per averla svegliata in modo brusco, ma le giornate sono intense quando si indaga su un omicidio.»

«C’è sempre da combattere contro il demonio!»

Mi ha rubato il motto, pensò Berté, che sosteneva da anni che c’è da combattere. Con il demonio, con i delinquenti, con i ladri, con gli assassini, col destino, col caso, con le malattie, con le tasse, con il governo… e si fermò lì.

«Purtroppo sì, padre» si limitò ad aggiungere, «quindi lei può aiutarmi in questa battaglia parlandomi di Neri Guerrini.»

«Lo spero! Sono molto addolorato…» fece un sospirone, «voglio parlarle sia da uomo di chiesa sia da cittadino. È mio dovere dirle quello che so. Neri veniva spesso qui e mi chiedeva di ascoltarlo, anche se mi aveva chiarito di aver perso la fede cinquant’anni fa, senza confessarmi in quale occasione, ma facendomi capire che era la conseguenza di un fatto traumatico, un dolore che lo aveva sconvolto. Ricordo che gli domandai perché allora cercasse la mia compagnia e lui mi rispose che mi giudicava un prete pratico, cioè più uomo di buon senso che un religioso perso dietro a utopie clericali. Mi ha messo in crisi questa



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