Attacco controllato (Harrisburg Railers Vol. 4) (Italian Edition) by RJ Scott & V.L. Locey

Attacco controllato (Harrisburg Railers Vol. 4) (Italian Edition) by RJ Scott & V.L. Locey

autore:RJ Scott & V.L. Locey [Scott, RJ]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788893127790
editore: Triskell Edizioni
pubblicato: 2020-07-12T22:00:00+00:00


10

Stan

Il mio quartiere si poteva definire una zona di lusso. Grandi case costose. Belle auto. Io pensavo che un giorno o l’altro mi sarei comprato la macchina americana più grande possibile. Forse una Cadillac. Era il simbolo del successo in America. Grosse auto. Grosse navi. Grande, grande, grande. Come il mio gelato. Un’enorme vaschetta di cioccolata e marshmallow. Tutto lì era gigante, maxi, colossale.

Era molto diverso dalla casa della mia infanzia. E tuttavia i rumori dei bambini che giocavano in mezzo alla neve erano gli stessi. Molti di loro mi corsero dietro con gli occhi accesi, le guance arrossate e bagnate, e tutti con bastoni da hockey in mano.

«Signor Stan, gioca con noi?» chiese Darren, il ragazzo che mi portava il giornale. Io lanciai un’occhiata alla sua casa, un’enorme villetta a due piani con garage annesso da due posti. Lì, davanti alle due porte, nel vialetto appena spalato, c’era una rete. «So che mio padre ha detto che non dovremmo disturbarla perché è impegnato, ma ora è solo in giro con del gelato.»

Era una valida osservazione. Sorrisi ai ragazzini e alle ragazzine. «Sono felice di giocare con voi.»

Il gruppo esultò. Io infilai la vaschetta del gelato in un cumulo di neve lungo il vialetto e mi misi davanti alla rete con i montanti appoggiati alla schiena. Qualcuno mi portò un vecchio bastone da portiere di legno.

«Abbiamo solo questo,» mi informò la signorina. «Era di mio nonno.»

Sì, ci credevo che fosse tanto vecchio, ma la ringraziai lo stesso e mi preparai a bloccare la palla di gomma che stavano usando al posto del disco. Era il tocco di una madre — la pallina di plastica rosa — ne ero quasi certo. I seguenti quaranta minuti passarono bloccando tiri, ridendo e insegnando loro quel che potevo con il mio inglese non eccellente.

Quando fu il momento di andare, mi salutarono tutti ringraziandomi. Io presi il mio gelato e continuai verso la strada di casa, felice come se avessi vinto cento dollari alla lotteria. No, di più, sentendomi come se avessi vinto mille dollari, fino a quando non arrivai a casa. Allora notai che il mio amico Arvy era lì e il mio buonumore migliorò ancora di più. Anche quella era una buona notizia. Mi avrebbe aiutato ad allontanare il ricordo di quello che era successo nella mia cucina con Erik. Avrei accettato ogni tipo di distrazione che mi aiutasse a non pensare, perché quello non faceva che rendermi irritabile, turbato e confuso senza speranza.

Non mi aspettavo di trovare Erik seduto nel mio soggiorno, sorridendo per qualcosa che mia sorella aveva detto. Maledizione. Come dovevo fare? Oltrepassarlo con un grugnito? Forse. Sì. Andava bene.

«Stan, vieni a vedere questo bambino,» mi chiamò Galina, mentre io li superavo a grandi passi dopo avergli rivolto un borbottio. Lucy emerse al trotto dalla cucina, avvolgendosi attorno alle mie gambe e miagolando per attirare l’attenzione. Mi chinai per prenderla con una mano, continuando a muovermi. Nemmeno una volta guardai alle mie spalle verso Erik o Noah. Sentire i piccoli versi del bambino mi rendeva difficile non tornare indietro.



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