Bakhita by Véronique Olmi

Bakhita by Véronique Olmi

autore:Véronique Olmi [Olmi, Véronique]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858519660
editore: Piemme
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Bakhita corre da sola per le vie di Zianigo. Corre come si fugge. Come aveva già fatto una volta con la mano della piccola Binah nella sua, scappa. Corre e i bambini che la vedono passare si addossano ai muri gialli delle case sbilenche, i vecchi seduti davanti alle porte si tolgono il cappello e fanno silenzio, le donne pensano che sia capitata una disgrazia a Mimmina, perché è la disgrazia che corre con la Moretta, non c’è donna del popolo che non lo veda.

Si sente la catena al piede, quella catena che ha portato dalla padrona turca pesa e la fa zoppicare, ritrova la sua andatura da schiava, il suo cuore da schiava, e la paura che li accompagna. Le scarpe strette le fanno male, il vestito si appiccica al corpo sudato, e sotto il copricapo i capelli sono fradici. Sulla stradina sterrata che porta a casa di Stefano inciampa in una buca e il fango le aderisce al viso come placche di pelle. Stefano è già al corrente del suo arrivo, ha detto a Clementina di andare a chiamare il medico e di mandarlo da Maria Michieli, è successa una disgrazia a Mimmina, va incontro a Bakhita sulla stradina sterrata, fa per prenderla tra le braccia, ma lei si getta ai suoi piedi, come i poveri contadini. La rialza e non riconosce il suo viso, è al tempo stesso più giovane e tremendamente vecchio. Gli occhi sono quelli di una bambina, e tuttavia da lei emana un che di atterrito e di antico.

«Mimmina?»

«No.»

«Maria?»

«No.»

«Il paron?»

Lei fa segno di no e indica se stessa, si batte il petto, il cuore, mostra che è lì, dentro di lei, che c’è una grande disgrazia. Istintivamente lui la guarda, ha corso e non sembra malata, per un attimo si domanda se non abbia ricevuto dei documenti per l’adozione, qualche brutta notizia sulla sua famiglia, sul suo villaggio, e subito si rende conto che non è possibile, a ogni passo che intraprende dà sempre e soltanto il proprio indirizzo. La fa sedere su una panchina di pietra. Davanti a loro, i lunghi cipressi ondeggiano nel loro odore dolce e triste. Ha piovuto tutto il giorno e l’aria è satura di un’umidità opprimente, gli uccelli cantano sugli alberi fradici, si sente l’ultimo tuono tra i monti in lontananza. Qualcosa sta finendo. E a un tratto Stefano capisce. Resta senza fiato. Eppure è ovvio. Rimpiange amaramente di non averlo previsto, di non averne mai parlato con la sorellina Moretta, è colpa sua, avrebbe dovuto avvertirla… Ma dire cose del genere in un dialetto che lei capisce così male sarebbe stato ancora più terribile, più confuso e più inquietante… Bakhita partirà per Suakin con la Michieli. Lascia l’Italia. Stefano posa la mano sulla sua, lei adesso piange, ed è la prima volta che piange davanti a lui. Allora Stefano piange insieme a lei, singhiozza, ed eccoli lì tutti e due su quella panchina, nell’aria umida di una pioggia esaurita, con quel dolore contro il quale non possono niente, perché ciò che accade non ammette consolazione.



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