Bastarde disperate by de La Cerda Dahlia

Bastarde disperate by de La Cerda Dahlia

autore:de La Cerda, Dahlia [de La Cerda, Dahlia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Women
ISBN: 9788828212133
Google: N2yxEAAAQBAJ
editore: Solferino
pubblicato: 2023-02-24T23:00:00+00:00


1Citazione dal Libro di Geremia, 17,5.

2Citazione da 1Pietro 3:7.

3È la frase in aramaico pronunciata da Cristo sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

Regina

La mia foto Instagram con più like è quella dove sono vestita da angelo di Victoria’s Secret. Nella foto ho i capelli in stile californiano, una leggera abbronzatura, perché ero appena tornata da un weekend al mare, e sono molto magra. Ha fatto scalpore. A El Sagrado le ragazzine sono morte d’invidia perché ero davvero carina, e hanno mascherato la loro gelosia con «maledetta puttana», «gattamorta del cazzo», «volgare da fare schifo». All’epoca io ero mediamente popolare sui social. Non ero la regina di Instagram, ma nemmeno una sfigata. Tipo da cinquemila follower. Ovvio, non era abbastanza.

La mia storia inizia con me che ballo I’m an Albatraoz di AronChupa. Indosso un paio di short a fiori, una maglietta bianca senza maniche e dei sandali. Non mettevo mai i tacchi. Ballavo girando e girando in mezzo a una folla di adolescenti euforici.

Quella notte, l’ultima notte della vecchia me, sono andata alla festa di chiusura delle scuole medie. Stavo per iniziare una nuova tappa e bisognava chiudere il ciclo alla grande. Alla stragrande, cazzo! Usciti dal festival Butterfly siamo andati a fare serata a casa di Alonso. Abitava in un’enorme villa a Lomas de Montecarlo e aveva ingaggiato un DJ che passava dal reggaeton alla musica nera portoricana. All’epoca Alonso era il mio galán. Il galán è tipo un pretendente, ma già ci si bacia. Siamo arrivati con la sua BMW decapottabile. La festa era nel suo giardino. C’erano la piscina, la fontana di cioccolata e fragole, roba da spiluccare e molti Martini.

Il mio pretendente era figlio di un amico di mio papà: un ragazzo alto, biondo e con un fisico atletico; faceva parte della squadra di calcio della sua scuola e aveva ottimi voti in tutte le materie. Quell’Alonso era superfico, un fenomeno.

Abbiamo passato la notte a ballare reggaeton. Alonso mi cantava «Hola, qué tal. Soy el chico de las poesías»1 e gli rispondevo con un bel twerking. Mi girava la testa. Non so se fosse per il tanto twerkare o per la sbornia allucinante che mi ero presa. Più si faceva notte e più la festa si ammosciava.

Una volta finita, sono tornata a casa, ho postato le foto su Instagram e mi sono buttata un po’ a letto. Quando mi sono svegliata, mi ha deluso avere così pochi like. Non era per niente quello che mi aspettavo. Triste, mi sono messa a scorrere foto su foto e mi sono imbattuta in quelle di Yuliana, la mia ex compagna.

Yuliana era una ragazzina speciale, con i capelli lunghi e neri e la pelle molto chiara (lo sottolineo perché le nostre compagne erano bianche ma abbronzate, e il pallore di Yuliana contrastava abbastanza; in effetti era un po’ troppo «poco colorata» per i miei gusti). Aveva le labbra belle carnose e le sopracciglia delineate alla perfezione. Non parlava con nessuna. Dei signori in puro stile cowboy l’accompagnavano a scuola tutte le mattine con un fuoristrada.



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