Call me Bitch - 4 by Emma Green

Call me Bitch - 4 by Emma Green

autore:Emma Green [Green, Emma]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literature & Fiction, Short Stories & Anthologies, Anthologies, Romance, New Adult & College, Romantic Suspense, Foreign Languages, Italian, Anthologies & Literature Collections, Foreign Language Fiction, Genre Fiction, Mystery & Suspense, Suspense
ISBN: 9791025720417
Amazon: B00UTNT22U
editore: Addictive Publishing
pubblicato: 2015-04-17T22:00:00+00:00


4. Senso inverso

Non so cosa aggiungere. «Addio»? «Grazie, è stato bello»? «Stavo quasi per crederci»? «Ciao, dandy, abbi cura di te»? Non ho più parole. Allora gli volto le spalle, lascio il suo ufficio, percorro i corridoi impersonali e freddi, ignoro Margaret che mi chiede ridacchiando se ho visto un fantasma, vado dritta da Donald.

Dimissioni. Effetti personali. Ascensore. E ritorno alla casella di partenza.

Ma «Qua-Qua» non c’è. Mi assale il panico, mi si gonfiano gli occhi di lacrime e il corpo di impotenza. Il mio cuore è una voragine, un vuoto pieno di dolore. Vorrei rannicchiarmi su me stessa, sbattere contro il primo muro che trovo, chiedere aiuto a mia madre... E non potere fare assolutamente niente di tutto questo mi fa contorcere ancora di più le budella.

Sidonie! Devo parlare con mia sorella.

Solo lei può tirarmi fuori da questa spirale infernale di rabbia e paura. Mi lancio giù per le scale, aggrappata al mio cellulare come a una boa di salvataggio. La chiamo una volta, due volte, dieci volte. Non risponde. Al pianterreno, corro fuori, sperando di trovare una boccata d’aria fresca. Invece, il calore di luglio mi assesta una mazzata umida, pesante, irrespirabile.

Jasper! Lui è come un fratello.

– Rispondi, rispondi, rispondi..., supplico nella cornetta.

– Bruna, ti conviene avere un buon motivo per svegliarmi alle 9:22.

– Con Jude... è finita. Me ne sono andata. Mi fa male dappertutto. Cos’ho fatto, Jazz? Cosa devo fare? riesco a gemere tra due respiri affannosi.

– Lo ami, il tuo dandy?

– ...

– Joe, lo ami?! grida per farmi reagire.

– Sì...

– Allora va’ a dirglielo! Adesso! Non obbligarmi a venirti a prendere a calci nel sedere. Camilla si sposa il prossimo week-end e ho appena passato un’altra notte con lei. Non possiamo essere in due a mandare al diavolo la nostra vita sentimentale. Sacrificati! Io non so cosa voglio, ma tu ce l’hai sotto il naso. Allora buttati! Se te lo lasci scappare, non ti parlerò mai più! Go! E dopo richiamami!

Il mio coinquilino riattacca senza lasciarmi il tempo di rispondere. Resto inebetita sul marciapiede per qualche secondo. Mi sento come il personaggio di un videogioco che abbia appena ricevuto un rifornimento di vita, forza, energia e si sente invincibile (almeno fino alla volta successiva).

Mi rimetto a correre in senso inverso. Porte. Badge. Ascensore (no, troppo lungo). Scale (quattro a quattro). Corridoi. Risate. Un altro corridoio. L’ufficio, l’assistente, la porta. Jude.

Lo vedo schiudere la bocca, mi precipito verso di lui e gli metto due dita sulle labbra.

– Taci, per favore, o non ci riuscirò mai più. Non voglio andarmene. Non voglio che finisca. Non voglio fuggire e pentirmene per il resto dei miei giorni. Sono incapace di dirti che mi sono innamorata di te e che mi crolla il mondo addosso se tu non fai più parte della mia vita. Ma adesso sono capace di fare questo: di tornare, di mettere da parte il mio orgoglio, di rischiare di mettermi in ridicolo. Finora, sei sempre stato tu a non farmi cadere, a riacciuffarmi al volo quando fuggivo.



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