Capella Anthony - 2006 - L'ufficiale dei matrimoni by Capella Anthony

autore:Capella Anthony [Capella Anthony]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Literary, Romanzo Storico
ISBN: 9788854509443
Google: 3Z_fCgAAQBAJ
Amazon: 8854509442
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2015-10-01T22:00:00+00:00

30.

«Vedete» spiegò James, «l’amore non è solo qualcosa che si prova. L’amore è qualcosa che si diventa. È come andare in un altro Paese e capire che non ti era mai piaciuto il posto dove abitavi prima. Una specie di formicolio e – oh, non lo so – quando lei sorride vorrei solo mettermi ad applaudire o qualcosa di simile. Sentite, meglio che taccia ora, perché sto dicendo solo sciocchezze».

La ragazza, che si chiamava Addolorata, giunse le mani e sorrise. «No, avete ragione!» esclamò. «È proprio quello che provo per Magnus».

«Magnus è un uomo fortunato» dichiarò James. Si rese conto di non aver fatto ad Addolorata molte domande, fino a quel momento, sul suo fidanzato né sulla sua situazione finanziaria. Gli pareva inconcepibile, però, rifiutare la sua richiesta, dato che si capivano così bene. «Sentite» suggerì, «devo scrivere questo rapporto, ma probabilmente sarebbe utile che prima vi dicessi come rispondere alle mie domande. Per esempio, se vi chiedessi come fate a mantenervi...»

«Uno zio mi manda dei soldi» si affrettò a rispondere Addolorata.

«...avete rubato dei soldi ai tedeschi. Perché non ce ne sono più, qui, di tedeschi presso cui verificare. Il problema degli zii è che poi dobbiamo contattarli per controllare».

«È quello che volevo dire: l’ho rubato a un tedesco, il denaro».

«Eccellente!» esclamò James con un sorriso. «Penso che andrà benissimo».

Più tardi, mentre scriveva il rapporto, Livia infilò la testa nel suo ufficio. «Cosa stai facendo?» gli chiese.

«Sposo qualcuno».

«Chi è la fortunata?»

«Addolorata Origo. Non sono io che la sposo, ma un capitano scozzese. Io le do solo una mano».

«Bene, se non ci metti molto pensavo che avremmo potuto andare a fare una passeggiata» gli propose con disinvoltura, mostrandogli un cappellino che non aveva mai visto. «È una tradizione, a quest’ora della sera».

James aveva visto le giovani coppie camminare a braccetto lungo via Roma, e sapeva che mettersi in mostra in quel modo era parte integrante del corteggiamento in Italia.

«Livia» disse con il cuore pesante, «temo che non la potremo fare, la passeggiata».

«Se stasera sei troppo occupato, possiamo rimandare a domani».

«Neanche domani andrà bene. Né qualunque altro giorno». Fece un respiro profondo. «Mi dispiace molto, Livia. L’ufficiale dei matrimoni non può farsi vedere in giro con una ragazza italiana».

Vide la sua espressione sbalordita. «Avrei dovuto dirtelo prima» fu la sua unica giustificazione.

Il piede di Livia aveva cominciato a battere sul pavimento, un pessimo segno. «Ti vergogni di me?» gli chiese.

«Non è quello. Il mio ruolo...»

La porta sbattuta con forza non gli lasciò dubbi su ciò che Livia pensava del suo ruolo.

Estrasse il rapporto dalla macchina da scrivere e lo rilesse. Era una montagna di stupidaggini. Con un sospiro lo appallottolò, lo gettò nel cestino e ricominciò da capo.

Sperava che per ora di cena lei si fosse calmata ma, dall’occhiata ostile che gli scoccò, capì che non era così. Il piatto gli fu sbattuto davanti con mala grazia, e gli parve che la sua porzione fosse molto meno abbondante delle altre. A peggiorare le cose, dopo cena Livia si fermò al tavolo di Eric, dove rise forte a ogni sua parola.

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