Capire il potere by Noam Chomsky

Capire il potere by Noam Chomsky

autore:Noam Chomsky [Chomsky, Noam]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: International Relations, Political Process, Political Advocacy, History & Theory, General, Political Science
ISBN: 9788843803934
Google: 61UqcI0RAC8C
Amazon: 884380393X
editore: marco tropea
pubblicato: 2002-10-14T22:00:00+00:00


Le manifestazioni sono spesso la cosa giusta da fare, ma tenete bene a mente che sono riformiste tanto quanto le pressioni sul legislatore. E in questo non c’è nulla di male. Anche il rivoluzionario più estremista utilizza tutti gli strumenti possibili per cercare di migliorare le cose, ed è solo quando il potere non permette riforme che passa ad altro. Ma prima bisogna provare tutti gli strumenti che si hanno a disposizione. Uno è far pressione sul legislatore, uno coinvolgere un partito politico, un altro le manifestazioni, che servono a modificare il clima in cui il potere prende le decisioni.

Lasciate che vi faccia un esempio. C’è una parte dei Pentagon Papers che è considerata politicamente scorretta e che non viene mai ricordata perché è troppo rivelatrice. È la parte che tratta il periodo immediatamente successivo all’offensiva del Tet. Dopo l’offensiva, nel 1968, tutti si resero conto che la guerra in Vietnam sarebbe stata lunga, per cui bisognava prendere importanti decisioni strategiche e politiche. Il generale Westmoreland, il comandante in capo americano in Vietnam, chiese allo stato maggiore riunito di inviare sul campo di battaglia altri duecentomila uomini, che gli vennero rifiutati perché si temeva che i soldati potessero essere necessari per sedare una guerra civile negli Stati Uniti. Le truppe sarebbero servite per «tenere sotto controllo i disordini civili», e per questo non potevano essere mandate in Vietnam.7 Nel 1968 i militari pensavano che la società fosse al collasso perché la gente era totalmente contraria al loro operato.

I “disordini civili” furono anche una delle ragioni per cui un gruppo denominato “Wise Men” venne a Washington con un sacco di soldi in tasca per dire al presidente Johnson: «Hai chiuso, non ti ricandiderai alle elezioni».8 E lui non si ricandidò. Cominciammo a ritirarci dal Vietnam, intraprendemmo i negoziati per la pace. Bene, le proteste pubbliche, le grandi manifestazioni e le azioni dirette avevano avuto un grande peso in questa decisione.

Dunque, sì, manifestazioni e opposizione possono produrre effetti, ma non sono azioni più rivoluzionarie che parlare con il vostro deputato. Non intaccano il potere e non ne cambiano le istituzioni, cambiano solo le decisioni che verranno prese all’interno di queste istituzioni. E questa è una buona cosa che può modificare in meglio la vita di molte persone. Anche se continuo a credere che le istituzioni del potere non dovrebbero neppure esistere, ma questa è un’altra questione.

UN UOMO: Quali sono secondo lei le cause più importanti sulle quali concentrarsi? Voglio dire, cosa devono realmente fare gli attivisti di oggi?

Si può fare di tutto… tutto quello che serve per eliminare le strutture autoritarie e repressive: sono istituzioni umane, possono essere smantellate. Ma se mi chiede quale sia la cosa più importante da fare in questo momento, be’, non sono decisioni che si possono prendere su due piedi. Le decisioni devono scaturire da riflessioni e discussioni approfondite in gruppi come questi, tra persone davvero motivate ad avviare il cambiamento. Bisogna cominciare dalla situazione esistente. Non si può partire dicendo: «Distruggiamo le società multinazionali», perché al momento questo non è un obiettivo alla nostra portata.



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