Capitalismo meridiano by Luigino Bruni;

Capitalismo meridiano by Luigino Bruni;

autore:Luigino, Bruni; [Bruni, Luigino ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Studi Religiosi, Filosofia, Saggi
ISBN: 9788815371690
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-05-15T00:00:00+00:00


4. Giuda e la Maddalena

Tra le sorprese economiche medioevali ci sono anche due figure centrali dei vangeli e nella tradizione cristiana: Giuda Iscariota e Maria Maddalena. Anche se non è immediato associare la figura di Giuda all’etica economica europea, dobbiamo farlo se vogliamo capirla. Giuda Iscariota è il traditore, è il «cassiere» della comunità dei dodici, ma è anche un «pessimo mercante» per la infima somma, trenta denari, che chiese in cambio del suo tradimento. Somma di denaro infame e infima, se confrontata con altre celebri somme di denaro della Bibbia (per l’acquisto della tomba di Sarah da parte di Abramo [Gen 23], 400 sicli, o per il campo di Geremia in Anatot [Ger 32], 17 sicli d’argento). Nel Medioevo Giuda l’economo, Giuda il traditore e Giuda il pessimo mercante si intrecciarono, dando vita alle popolari leggende di Giuda.

Nel racconto popolare La Navigazione di San Brentano (X secolo), Giuda diventa un novello Edipo. Dopo che suo padre sognò che il figlio lo avrebbe ucciso, viene abbandonato a Gerusalemme dove entra nella corte di Erode, lì diventa ladro, quindi uccide il padre e sposa la madre, per finire infine nella comunità degli apostoli.

Come ci ha mostrato lo storico Giacomo Todeschini nel suo saggio Come Giuda[25], la figura di Giuda divenne l’icona dell’ebreo medioevale nelle città europee, quando l’ambivalenza semantica Giuda/giudei[26] finì per associare al peccato di Giuda anche gli ebrei (l’antisemitismo europeo è maturato anche nella sfera economica e finanziaria). Nel secondo millennio, per la pietà popolare, per l’arte e per molta teologia, Giuda divenne anche il volto di ogni operatore economico che lavorava con un fine di lucro. Non solo l’usuraio, ma ogni persona che agiva per procurarsi un guadagno; quindi i commercianti, gli artigiani, i lavoratori dipendenti, tutti associati all’economo dei dodici perché, come lui, vendevano qualcosa per procurarsi denaro.

Dietro alla svalutazione etica e spirituale del lavoro nel Medioevo ci sono molti fattori, alcuni ereditati dal mondo greco-romano (il lavoro manuale è attività dello schiavo) e dalle culture arcaiche (chi tocca la materia è impuro); ma importante fu anche l’ombra minacciosa di Giuda su ogni lavoro teso al guadagno di denaro: «In questa epoca [il Cinquecento] dilaga nella penisola la stolta opinione che il lavoro, anche mercantesco, facesse perdere la nobiltà»[27]. Una diffidenza che coinvolgeva gli economi di comunità, i cellarii dei monasteri. Giuda divenne così una sorta di «santo protettore» all’incontrario di chi vendeva qualsiasi cosa in cambio di denaro, attività non troppo diversa da quella delle meretrici (da merere, guadagnare). È infatti in questo contesto religioso che nasce l’espressione «lavoro mercenario», usata per ogni lavoro salariato o con compenso monetario.

Questo sospetto etico attraverserà Medioevo e modernità. Nell’influente Manuale dei confessori dell’abate Gaume leggiamo:

Se viene a confessarsi un mercante, dimandategli se ha ingannato nel peso o nella misura, se ha venduto al di là del prezzo alto […]. Se è un sarto chiedetegli se ha mutato il prezzo dei panni […]. Se è un commerciante nulla può esigere al di là di quello che ha speso[28].



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