Capolinea Malaussène by Daniel Pennac

Capolinea Malaussène by Daniel Pennac

autore:Daniel Pennac [Pennac, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-03-22T10:33:08+00:00


22.

C’era dello sgomento nella voce di Alceste quando mi svegliò quella mattina.

“Malaussène,” mi disse in sostanza, “quel che sta succedendo con il mio romanzo è molto più grave di quanto lei creda. Pensa che io sia incazzato perché l’editore ha rimandato l’uscita? Un po’ è per questo, certo, ma non solo. Comunque sia, non voglio parlarne al telefono. Dal momento che la sua capa non è raggiungibile, mi conceda lei un appuntamento, per cortesia, è urgente. E non si preoccupi, sono in uno stato che va ben al di là della semplice collera.”

Ho ascoltato.

Ho risposto:

“Va bene, Alceste, alle tre nel mio ufficio. Ma vengo con il mio cane. Alla prima parola storta, quello la mangia”.

Perché ho inventato questa fandonia? Non soltanto Julius il Cane e i suoi antenati non mi hanno mai difeso da nessuno, ma si sono sempre sottratti alla lotta, vuoi filandosela, vuoi addormentandosi, vuoi rifugiandosi nell’epilessia. I cani sanno che l’uomo è capace di conflitti planetari, e quello non è sangue per i loro denti. Alceste mi mette una fifa boia, tutto qua. Temo i suoi furori da profeta. Considerato anche che alle tre del pomeriggio sarò distrutto. In mattinata mi sarò già smazzato gli altri autori: Coriolano, Medea, Arpagone, Antigone o Lorenzaccio, così soprannominati dalla Regina Zabo che ha il dono della quintessenza. Avrò dovuto convincere Coriolano a non spaccare la faccia a due o tre critici, rifare i conti di Arpagone che piomba sempre lì brandendo le sue note spese, sopportare le urla di Medea i cui figli hanno in cantiere uno di quei romanzi familiari in cui le madri di solito non escono benissimo, fare la parte del Cristo in croce davanti alla porta della Regina Zabo che vogliono tutti sfondare, fino alla comparsa di un Alceste incazzato nero che conosco fin troppo bene.

Porca troia, no.

Alzarmi, sì, ma per tornare alla Ferramenta, rimettermi a letto e non muovermi più da lì per una settimana. Dormire sotto il peso fumante della trapunta Julius.

“Eh, Julius?”

No, Benjamin, non sei più il giovanotto versatile che poteva cambiare lavoro come cambiava umore. Da qualche decennio ormai sei un essere sociale, un capofamiglia, un uomo con dei doveri, ligio alle sue responsabilità. Come potrebbe funzionare tutta la baracca se i tipi come te si limitassero a cambiare letto?

Dai, andiamo in ufficio.

“Eh, Julius?”

La mattinata trascorse come previsto, valanga di lamentele degli uni e degli altri, quindi pranzo da Pippo, con Julius il Cane che si fionda dritto in cucina, Loussa de Casamance che apre il suo tovagliolo immacolato, Pippo che segue la pasta e il grande Dany che poi la serve come un derviscio rotante.

Caffè.

Ritorno al Taglione.

Dove mi aspettava Alceste.

Era in anticipo di un’ora buona.

Prima sono stato perquisito da Bo e Ju, le sue guardie del corpo, piantate davanti alla mia porta.

E lui, Alceste, l’ho trovato all’interno, in piedi davanti alla finestra, che scagliava su Parigi il suo sguardo da grande inquisitore.

“Ah, eccola, Malaussène...”

Non mi guardava, si rivolgeva a me come se parlasse alla città.

“Julius!” dico, alzando l’indice.

Cosa che bloccò il mio cane nell’istante in cui stava per ficcare il muso fra le chiappe del mio autore.



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