Capossela. Il ballo di san Vinicio by Massimo Padalino;

Capossela. Il ballo di san Vinicio by Massimo Padalino;

autore:Massimo Padalino; [Padalino, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica
ISBN: 9788862315951
editore: eDigita srl.
pubblicato: 2014-11-12T23:00:00+00:00


§

13.

NON SI MUORE TUTTE LE MATTINE

§

SI MUORE UNA VOLTA SOLA...

... E PER COSÌ TANTO TEMPO

Dove si narra di chi sta male in gamba, di case milanesi, di libri pian rappresi, di capitolazioni, radiocapitolazioni, balene e profeti e pure del Divin Agnolo.

Ci sono uomini che diventano mostri, uomini che non diventano mostri e poi ci sono gli imbecilli... i mostri che non si aspettavano di essere. Imbecille, sul dizionario, è propriamente detto di persona o cosa debole, languida, inferma, essendo - come taluno pretende - il vocabolo stesso formato di due metà latine: in e becillum. A propria volta, la suddetta ultima voce deriva da una forma indebolita di bacìl- lum, diminuitivo a sua volta di baculum, bastone, che è l’appoggio di chi sta male in gamba. Detta così, sfogliando a pagina 49 il «Corriere della Sera» in data 20 novembre 1998, non farebbe una piega. E sembrerebbe che quello “male in gamba” sia proprio un nostro vecchio conoscente:

IL CANTAUTORE CAPOSSELA FERITO IN UN INCIDENTE

“Niente di grave. È stata solo un disastro, non una disgrazia”. Ci scherza sopra, Vinicio Capossela, ma l’incidente stradale, di cui è stato vittima l’altra sera, lo ha costretto a rimanere immobile e a sospendere il suo tour che prevedeva ancora una decina di spettacoli. Il cantautore si trovava a Milano per definire l’affitto di un’abitazione in centro, quando è stato investito da un’automobile. All’ospedale Fatebenefratelli, dove è stato poco dopo ricoverato, i medici gli hanno riscontrato la tripla frattura del malleolo e hanno dovuto ingessarlo.

Ma le apparenze (e le etimologie) ingannano. E quella sera del 19 novembre 1998, i testimoni e i referti clinici scagionarono il Conte “male in gamba” Capossela. No, l’imbecille responsabile del fattaccio di cronaca che quasi l’aveva azzoppato NON era certamente lui. Sarebbe stato un paradosso. Era un altro: ma un altro chi? Procedendo con ordine parte l’investigazione.

La mattina di quella fredda giornata di fine novembre di tanti anni fa, Vinicio si era recato a prelevare alla stazione ferroviaria l’amico Franco Bassi, appositamente giunto da quel di Parma a Milano: arrivava col preciso scopo di sovrintendere all’acquisto di una casa per il senza-fissa- dimora Capossela Vinicio. Il cantante giunse accompagnato da una gentile signora: sua nuova compagna, che per riservatezza citeremo non per esteso, ma solo con l’iniziale del nome di battesimo. Dunque: Vinicio, Franco e la Signorina Iniziale abbandonano i lidi ferroviari del capoluogo di Lombardia e si mischiano all’usuale calca urbana di metà mattina. Finalmente arrivano alla casa oggetto dei loro più smodati desideri. È lì e appare loro come un sogno: da subito e irrimediabilmente. È vecchiotta, ma questo a Vinicio piace perché gli odori di muffe non lo spaventano: “Anzi, più la casa sa di muffa, più è buona, come certi formaggi”. Quella loro si trova - in forma di appartamento - non troppo lontano dalla Stazione Centrale, casualmente nella stessa via dove aveva abitato anche il poeta Vittorio Sereni: proprio sul lato destro guardando la Centrale, quello dove si prendono i taxi. Il trio si avvicina all’appartamento,



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