Che by Jon Lee Anderson

Che by Jon Lee Anderson

autore:Jon Lee Anderson [Anderson, Jon Lee]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2020-01-22T23:00:00+00:00


Orlando Borrego ricorda che lui era un tipico esemplare dei tanti uomini presenti al tempo alla Cabaña: ex ribelli di giovane età con una scarsa formazione ideologica. “In quei primi mesi, da un punto di vista politico eravamo parecchio confusi. Cominciava a girare voce che la nostra sarebbe stata una rivoluzione socialista. Se ne parlava tra noi compagni e io ero tra quelli che dicevano: ‘No, non può essere’. E d’altra parte, cos’era davvero il socialismo? Mica lo capivo. La sensazione generale era che il comunismo fosse una brutta cosa. Quello che volevamo era una rivoluzione equa, giusta, che facesse gli interessi della nazione e tutto il resto, ma questo non aveva nulla a che fare con il comunismo. Tra noi se ne discuteva, poi ci dicevamo: ‘Va bene, se Che Guevara e Fidel sono comunisti, allora lo siamo anche noi’, ma questo nasceva dalla devozione nei loro confronti, non da una posizione ideologica.”

Fu durante il processo da lui presieduto in veste di giudice rivoluzionario contro un ex capo della polizia, il generale Hernando Hernández, che cominciò a destarsi in Borrego una coscienza politica. Nel corso del dibattimento l’imputato gli aveva regalato una copia del Dottor Živago di Pasternak. Borrego non aveva la minima idea di chi fosse Pasternak, e così in tutta innocenza mostrò il libro al Che. “Lui lo guardò e ‘ah ah’, si mise a ridere. ‘Che ignorantone che sei,’ disse […]. Mi spiegò chi era Pasternak, che era uno scrittore russo e quello che diceva dell’epoca stalinista. Quell’uomo mi aveva fatto quel regalo di proposito, per vedere se avrei capito quanto di negativo c’era nell’Unione Sovietica.”

“Fino a quel periodo il Che non ci aveva impartito un orientamento politico esplicito, in senso socialista intendo,” racconta Borrego. “Poi da un certo momento in poi, sarà stato febbraio o marzo, cominciò a convocare noi ufficiali per degli incontri settimanali in una piccola sala lì alla Cabaña. Prese a darci delle lezioni di orientamento politico. Lui non le chiamava così, ma di quello si trattava. Il Che si soffermava soprattutto sulla tesi secondo cui in una rivoluzione la presa del potere non era l’obiettivo principale. Ci diceva che il compito più difficile e complicato cominciava proprio allora. Era quella la fase in cui si sarebbe costruita una società del tutto diversa. Non parlava di comunismo né di socialismo, ma durante quelle lezioni cominciò a introdurci, a partire da una prospettiva storica, alle dottrine rivoluzionarie su scala internazionale; poi un bel giorno si presentò con una cartina e prese a parlarci dell’Unione Sovietica, dei paesi del blocco socialista, del ruolo svolto da Lenin; fu così che ci iniziò alle idee di Lenin dicendo che quelli erano insegnamenti preziosi, da tenere a mente.” Borrego racconta che un giorno lui e i suoi compagni lasciarono il seminario commentando: “Questa cosa puzza di comunismo”. Ma ormai erano più incuriositi che spaventati da quelle nuove idee.

Una volta che il Che ebbe rotto il ghiaccio con gli ufficiali di grado inferiore, il compito dell’indottrinamento dei ribelli passò ad Armando Acosta, il vicecomandante di reggimento.



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