Ci siamo traditi tutti by Maddalena Crepet

Ci siamo traditi tutti by Maddalena Crepet

autore:Maddalena Crepet [Crepet, Maddalena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2024-05-15T00:00:00+00:00


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La lingua batte

Rosso come il comunismo, rosso come il sangue,

rosso come «Rosso».

Raffaella Battaglini, Mentre passiamo bruciando

Ci definivamo amici, ma alla fine non so esattamente cosa fossimo. Il termine più certo era indubbiamente compagni. Ma anche su quello iniziavo a nutrire dei dubbi. Semplicemente, li scansavo. Ero anoressico, e poi bulimico. Accantonavo, rigettavo, e poi ricercavo. Ero entrato in un loop, probabilmente sì. C’eravamo entrati tutti.

Amici, compagni, fidanzati. Parole che si scioglievano come mentine sotto la lingua. E poco importava se nel mentre ci si cariassero i denti, se ci bruciasse la gola. Ci riempivamo le bocche, e questo sembrava bastarci.

Ero arrivato un paio d’ore prima che Costanza rincasasse. L’appartamento mi aveva accolto nella sua oscurità da basso consumo. Avevo inciampato nel mobile all’ingresso, sapevo a memoria dove si trovasse. L’acqua del rubinetto del bagno gocciava annoiata. Gli scuri erano stati serrati con i catenacci, come quando si parte per le vacanze estive. Come quando si va in colonia. Avevo acceso solo la lampada da terra. Aveva lanciato la sua luce calda sul divano, sul pavimento, sul tappeto persiano, conforto materno.

Al rientro, si era spaventata. Il suo non era mai un vero spavento, ma come un sussulto trattenuto, e poi un inarcamento incazzato delle sopracciglia. Come ti sei permesso di impaurirmi.

«Che cazzo, Giorgio.» Aveva sbattuto la borsa a terra, dettaglio imprevisto. «Ma non eri da Valeria?»

«Sì, ma era in ottima compagnia.» Ero rimasto impassibile sul divano, le gambe larghe, i gomiti puntati sulle ginocchia.

«Immagino non fossi andato lì per un tête-à-tête romantico.» Si era sfilata la giacca, disegnando la silhouette sul muro retrostante. Così, con il seno schiacciato dal maglione aderente, i capelli raccolti da una coda alta, sembrava una piccola figura androgina.

«Era una sorta di comune.»

«Una comune?» Si toccava la nuca, aggiustandosi alcuni fili biondi che sfuggivano all’elastico.

«Sì, dei fratelli emiliani che a quanto pare hanno partecipato al pedinamento di Cassini.» Le dita della mano destra, piegandole, avevano scrocchiato. «Amici di Lauro.» Avevo fatto lo stesso con la sinistra. «Uno si è messo a fare la maglia, dei poncho cileni.»

«Smettila.» Mi aveva ficcato gli occhi nelle falangi. «Lo sai che mi dà fastidio.»

«Diceva di essere stato in Cile.» Avevo scrocchiato anche il pollice. «L’altro si è messo a preparare il ragù.»

«Filava la lana?»

«Sì, a quanto pare.»

«E te ne sei andato per questo?»

«Per quanto sia asociale e poco incline ai lavori domestici, no.»

Si era piazzata di fronte, seduta a terra accanto alla lampada. Con un mocassino giocava con un lembo del tappeto.

«E quindi?»

«Non riesco a non pensare al fatto del disco club.»

«Al Giostraro? Non mi sembrava un tipo così significativo.» Aveva emesso un sibilo, continuava a guardare la punta della scarpa giocare con alcune frange.

«Al bacio.»

«Al che?» Aveva alzato gli occhi, imbarazzo e malizia.

«Tu e Valeria.»

«Cioè, aspetta.» Le guance si erano colorate. «Tu nel bel mezzo di un’azione, delle azioni, ti metti a pensare a questa stronzata?»

«Non è una stronzata.»

«Cioè, noi, nel bel mezzo di un agguato dobbiamo pensare a questo.» Si era alzata, fissava un punto al di là delle mie spalle.



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