Cile 1973. Il golpe contro Allende nelle tavole di Punto final by Marco Bechis

Cile 1973. Il golpe contro Allende nelle tavole di Punto final by Marco Bechis

autore:Marco Bechis [Bechis, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2023-10-14T22:00:00+00:00


Alle 8:40 dell’11 settembre 1973 il tenente colonnello Roberto Guillard parlò a Radio Agricoltura di movimenti di truppe. Era abile in radio e per distrarre gli ascoltatori dagli eventi che stavano per accadere parlò di una fila per il pane iniziata alle undici della sera prima, di fronte a un forno. Quella stessa mattina, il panettiere aveva contato i presenti in fila sul marciapiede ed aveva indicato una signora a metà della coda: “Ho pane solo fin qui, lei è l’ultima”. Disperato, un uomo rimasto escluso protestò dicendo che quella signora in coda davanti a lui gli aveva rubato il posto, la signora ammise la sua colpa ma a gran voce rispose: “È stato Dio a mettermi qui, perché a casa ho tre figli che non mangiano pane da una settimana”. La trasmissione continuò con un po’ di musica.

Era in atto uno sciopero nazionale a oltranza dei camionisti che da diversi mesi bloccavano la distribuzione di alimenti in tutto il paese. Le derrate arrivavano a singhiozzo e non bastavano a sfamare una città intera come Santiago. I camionisti in sciopero venivano risarciti con denaro che arrivava dall’estero. Ma tra la popolazione la questione della carestia di cibo era reale. Era in atto una strategia di destabilizzazione studiata a tavolino dalla CIA per far salire la tensione e l’incertezza nella popolazione fino a spingerla ad appoggiare il colpo di stato.

Alle 10:10 dell’11 settembre 1973 il presidente Salvador Allende trasmise su Radio Magallanes il suo ultimo discorso: “Non rinuncerò! Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di cileni non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli... Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano”.



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