Clash. Death or glory by Pat Gilbert;

Clash. Death or glory by Pat Gilbert;

autore:Pat Gilbert; [Gilbert, Pat]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica
ISBN: 9788862317535
editore: eDigita srl.
pubblicato: 2014-12-15T23:00:00+00:00


8. La conquista del West

“Signori! Non potete azzuffarvi qui. Questa è la Stanza della Guerra!”.

Peter Sellers nella parte

del presidente Merkin J. Muffley, Il Dottor Stranamore

“Sono semplicemente un uomo da canti e balli, lo sanno tutti”.

James Cagney nella parte

di George M. Cohan, Ribalta di gloria

Il 16 gennaio 1978, il fotografo americano Bob Gruen tornò nella sua casa di New York dopo aver seguito come un’ombra i Sex Pistols nel loro tour di dodici date negli Stati Uniti. Passò le quarantotto ore successive tappato nella sua camera oscura al Greenwich Village. La visita dei Pistols negli USA era un avvenimento da prima pagina e la stampa era alla disperata ricerca di particolari scabrosi e drammatiche foto di questi esotici punk inglesi che, a quanto si diceva, sul palco pisciavano, defecavano e si picchiavano gli uni con gli altri.

Dopo aver sviluppato le pellicole, Gruen camminò faticosamente tra la neve e raggiunse il famoso club punk di New York CBGB per concedersi una più che meritata birra. Al bar ebbe la sorpresa di incontrare John Lydon e il fotografo di «NME», Joe Stevens.

“Hai sentito la notizia?”, chiese Lydon. Gruen non sapeva niente. Il cantante aprì il cappotto e mostrò una t-shirt dozzinale distribuita dalla Warner Brothers dopo l’ultimo spettacolo del gruppo, a San Francisco. C’era scritto: “SONO SOPRAVVISSUTO AL TOUR DEI SEX PISTOLS”. Sotto, Rotten aveva scarabocchiato “MA IL GRUPPO NO”.

“Ci siamo sciolti”.

I Clash appresero la notizia quando trapelò a Londra poche ore dopo. L’atmosfera a Rehearsals era sommessa. Il gruppo aveva sempre mantenuto coi Pistols rapporti stretti, per quanto improntati a una certa cautela: li rispettavano, ma c’era anche una certa rivalità. I Pistols avevano seguito fino in fondo la loro filosofia autodistruttiva: “Destroy!”. La loro fine segnava la morte della prima esplosione del punk rock.

I Clash diventavano quindi la punta di diamante di quello che sarebbe diventato il punk, ammesso, naturalmente che avesse un futuro. L’improvvisa, inattesa e spettacolare fine dei Pistols sembrava mettere a nudo l’intrinseca natura convenzionale dei Clash. Erano destinati a diventare un’altra noiosa formazione rock? Johnny Green notò una certa tensione nell’entourage dei Clash. “Per un attimo sembrò che ognuno mantenesse aperte le proprie opzioni”, commenta.

Dopo lo scioglimento del gruppo, ci fu un riavvicinamento tra Malcolm McLaren e Bernie Rhodes. Gli avvenimenti di primavera e inizio estate del 1978 suggeriscono che stavano cospirando per risuscitare lo spirito anarchico del 1976. Vigeva un endemico senso di paranoia. Nell’aprile del 1978, al suo ritorno dalla Giamaica, Lydon cominciò a invitare Paul Simonon nella sua casa di Gunter Grove a Chelsea. Johnny Green accompagnava Paul. Lydon indicava il cumulo di casse di Guinness in un angolo e diceva: “Questo è il successo, Paul!”. Chiese a Paul di portarsi il basso. Questa mossa suscitò sospetti. All’epoca Lydon stava reclutando musicisti per il suo nuovo gruppo, i PiL.

“In quel periodo andavo a trovare John e mi portavo il basso”, spiega Simonon. “Ascoltavamo dischi di reggae. Non si trattava di formare una band, volevo solo conoscere meglio John”.

A luglio, la CBS pubblicò il singolo White Man In Hammersmith Palais / The Prisoner e la band si mise in viaggio per il tour On Parole.



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