Come tanzaku dimenticati by Valentina Sgambato

Come tanzaku dimenticati by Valentina Sgambato

autore:Valentina Sgambato [Sgambato, Valentina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2023-06-05T12:00:00+00:00


La sera seguente, Hirai decise di bere qualcosa insieme a Shinzo. Presso l’izakaya, scherzarono insieme a Tadasu su chi avesse trascorso il Capodanno più movimentato. Vinse quest’ultimo per via dei suoi figli ancora piccoli e la suocera che lo aveva costretto a mangiare l’osechi-ryōri da lei preparato.

«Nel mio piatto mette sempre una quantità esagerata di uova di aringa, come se insinuasse qualcosa… Abbiamo già tre bambini, vorrebbe forse un esercito?!» Risero a crepapelle pensando a quella tradizione che voleva le uova di aringa come un augurio di prole numerosa.

«E tu, come hai festeggiato l’arrivo del nuovo anno? Non so perché ma non me la racconti giusta…» chiese ridacchiando Hirai a Shinzo, pescando il suo quadrato di tōfu dal tegame di ceramica ricolmo di brodo.

«Ci hai azzeccato! Ho trascorso l’ultima notte dell’anno in compagnia di alcuni, fin troppo vecchi, amici», raccontò sorridendo. «È usanza ormai ritrovarsi a Ōji. Ci diamo appuntamento lì dove sorgeva un vecchio albero hinoki che ora non c’è più.» Shinzo si guardò malinconico il polso. «Il tempo passa fin troppo in fretta…» Hirai lo vide accarezzare un braccialetto come si fa con un importante ricordo affettivo, una perla rosso incandescente incastonata nell’argento.

«Ci siamo goduti anche una bella parata verso il santuario Inari-jinja. Sai è una festicciola molto carina in un luogo raccolto, c’è una bancarella che prepara dell’ottimo aburāge, i bambini si divertono a truccarsi il viso con i colori e noi anziani ci sentiamo un po’ più giovani nel pregare per la loro futura felicità. Insomma, una cosa tranquilla per la nostra età.»

«Siete dei tipi tradizionalisti tu e i tuoi amici», intervenne Hirai.

«Non sai quanto, ragazzo, sarà l’età. Vedi, consumati i sogni, alla fine restano i ricordi.» Afferrò con le bacchette una fetta di tofū, quindi chiese: «E tu invece? Cosa hai fatto di bello per questa fine che è un nuovo inizio?»

«Sono rimasto a Tōkyō. I miei erano impegnati con l’invio delle confezioni regalo di tè in giro per il Giappone e io avevo delle cose da sbrigare per il mio futuro. Come hai detto tu, il tempo vola…» Il ragazzo rimase volutamente vago. In quel momento gettò un’occhiata sulla parete dietro il bancone e si sorprese nel constatare che, delle tre cornici che ricordava, mancasse la prima.

«Il tempo vola è vero, ma, se non ti godi il viaggio che c’è tra l’inizio e la fine, anche il significato che hai deciso di dargli viene meno.»

Shinzo si pulì le mani con l’oshibori mentre le sue parole catturavano di nuovo l’attenzione del ragazzo.

«Ci sono persone che si esasperano da mattina a sera per raggiungere qualcosa di futuro, credendo che poi, una volta raggiunto, avranno il tempo di godersi anche ciò che non hanno vissuto nel mentre, ma non è mai così.» Bevve una sorsata di acqua fredda dal suo bicchiere, come a stemperare il brodo bollente che aveva nello stomaco. «Se ti concentri solo su ciò che deve arrivare, perdi di vista ciò che c’è lungo il viaggio. Diventi cieco, delle gioie soprattutto, e di tutte quelle cose che non torneranno.



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