Contro l'adilà by Franco Crespi

autore:Franco, Crespi [Crespi, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sociologia, Saggi
ISBN: 9788815143907
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2009-10-14T22:00:00+00:00

3. L’esistenza come situazione senza soluzione

L’analisi della dinamica propria della coscienza mostra che la situazione esistenziale è presa tra le opposte esigenze di identificazione e di differenziazione, di determinatezza e di indeterminatezza, e, come tale, appare in sé inconciliabile, priva cioè di una soluzione definitiva, in quanto dialettica che non conosce un vero superamento. La struttura propria dell’ex-sistere appare costitutivamente come un «perenne esser fuori dal proprio essere stesso» [Perini 2005, 133]. Tale situazione rimane costantemente in un’apertura che non può concludersi. Da qui il fatto che l’esistenza può essere percepita come caratterizzata da una mancanza originaria che l’essere umano cerca costantemente di colmare: il desiderio del compimento assume un carattere infinito che, per così dire, colora l’intero percorso esistenziale senza mai poter pervenire a un risultato definitivo. In effetti, il raggiungimento di un pieno compimento sarebbe la fine dell’ex, l’uscita dalla situazione esistenziale e la morte della coscienza.

Sia sul piano dell’esperienza individuale, sia su quello della vita sociale diventa molto difficile accettare tale inconciliabilità. Da qui la costante tendenza a rivolgersi alle varie forme illusorie di un aldilà dall’esistenza e le conseguenze distruttive che esse sempre comportano, in quanto tentativi, destinati al fallimento, volti a eliminare l’eccedenza insuperabile della coscienza.

La trascendenza in senso proprio è costituita unicamente dal fatto che, come si è visto, la coscienza trascende sempre le sue forme di determinazione senza tuttavia potersi mai liberare essa stessa in quanto pura trascendenza. Nelle innumerevoli forme che, nel corso della storia umana, assumono costantemente le diverse determinazioni costitutive della realtà si manifesta appunto l’infinita trascendenza della coscienza umana, quella capacità propriamente creativa di passare dall’una all’altra forma di determinazione che rivela la sua, pur limitata, libertà. Ma quando una di queste forme viene presentata come superamento finale del rapporto tra finito e infinito, come la versione di una trascendenza quale ordine superiore che si pone al di là della condizione inconciliabile dell’ex-sistere, allora di fatto si nega l’esistenza e si nega la particolare trascendenza propria della coscienza.

La trascendenza è appunto la differenziazione che nell’immanenza è sempre in costante tensione con l’esigenza di identificazione, senza che tale tensione possa mai trovare un superamento se non al prezzo della morte della coscienza: «inquietum est cor nostrum donec requiescat in te». Nell’eco funebre di quel requiescat si manifesta appunto la pulsione di morte che porta la coscienza a negare se stessa ogni volta che cerca una soluzione alla sua insuperabile congenita inquietudine in forme di verità assolute, rivelando l’origine della violenza, così diffusa nel corso di tutta la storia umana.

Infatti, ogniqualvolta la coscienza tenta tale operazione, essa non solo nega la sua propria condizione di immanente inconciliabilità, ma tende a negare tale condizione anche alle altre coscienze, imponendo loro di perseguire la stessa «soluzione» illusoria da lei tentata. Le coscienze che si mantengono nell’apertura vengono infatti sentite come una minaccia al suo tentativo di un’assoluta rassicurazione. Si mostra qui che ogni credenza cieca in un Dio o in una qualunque finalità assoluta della storia è in realtà negazione della trascendenza, negazione dell’insopprimibile differenziarsi della coscienza.

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