Controtempo by Salvatore Rossi;

Controtempo by Salvatore Rossi;

autore:Salvatore Rossi; [Rossi, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Anticorpi
ISBN: 9788858102411
editore: edigita
pubblicato: 2009-11-14T23:00:00+00:00


Finanza per le famiglie

In Italia, la cattiva fama della finanza presso vasti strati di opinione pubblica aveva cominciato a diffondersi con virulenza ben prima della crisi mondiale, alimentata dai ripetuti scandali imprenditoriali a cui abbiamo già fatto cenno (Parmalat, Cirio e altri) e dalle loro implicazioni bancarie. Potremmo addirittura spingerci a dire che quegli scandali abbiano in qualche misura vaccinato le banche e i risparmiatori italiani, contribuendo a schermarli da quelle degenerazioni tipiche della finanza anglosassone che hanno portato alla crisi. Una vaccinazione che gli scandali societari pure occorsi negli Stati Uniti (Enron, WorldCom, Savings&Loan) non erano stati sufficienti ad assicurare in quel paese.

Ma facciamo un passo indietro. A che serve la finanza a una famiglia? Fondamentalmente a quattro scopi: a farsi gestire il risparmio; a ottenere credito a medio-lungo termine, per acquistare una casa, un’automobile o un elettrodomestico; a ottenere credito a breve termine, per acquistare beni di consumo corrente; a farsi mettere a disposizione mezzi di pagamento più sofisticati del denaro liquido (assegni, bonifici, carte di credito).

Di queste quattro funzioni, per molti anni è stata la prima quella più richiesta, per di più in forme semplificate. Le famiglie italiane sono notoriamente anomale nel panorama internazionale dei paesi avanzati per il loro alto risparmio e il loro basso indebitamento. Agli inizi degli anni Novanta la famiglia media italiana risparmiava ogni anno il 22 per cento del suo reddito al netto delle imposte, contro tassi del 13, del 10, dell’8, del 7 e del 6 per cento in Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito, rispettivamente. Il risparmio accumulato veniva investito per oltre un terzo in depositi e conti correnti bancari, per poco meno di un terzo in titoli di Stato acquistati direttamente e tenuti tutt’al più in custodia presso una banca. D’altro canto, il debito complessivo medio delle famiglie italiane equivaleva a un quarto del loro reddito netto di un anno, mentre nei paesi considerati andava da almeno metà fino a oltre l’intero. La situazione è gradualmente evoluta in questi anni, ma non al punto da cambiare sostanzialmente lo stato delle cose. Alla vigilia dello scoppio della crisi globale il tasso di risparmio delle famiglie italiane era sceso al 9 per cento, non dissimile da quello osservato in Germania e in Francia, ma ancora molto più alto che in Spagna (3 per cento), negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove era divenuto addirittura nullo o negativo.

Di questa resistente virtù delle famiglie italiane oggi ci si rallegra alla luce dei cataclismi in altri paesi. Comportamenti di questo tipo – risparmiare molto, fare pochi debiti, essere oculati nell’investimento concentrandosi su forme note e sicure di detenzione del risparmio – ci appaiono mirabilmente equilibrati rispetto alle follie consumistiche delle famiglie americane, che hanno condotto la nazione egemone del pianeta a indebitarsi fino al collo con il resto del mondo. A un’analisi più attenta la questione si rivela più complessa. Siamo sicuri di poterla chiamare una virtù? Non è piuttosto il riflesso di una struttura e di un costume finanziari arretrati? Almeno in parte è così.



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