Cook Robin - 1988 - Progetto Di Morte by Cook Robin

Cook Robin - 1988 - Progetto Di Morte by Cook Robin

autore:Cook Robin [Cook Robin]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo 10

Quel lunedì mattina Jason arrivò in ospedale presto e compì penosamente il suo giro in corsia. Non c'era un paziente che fosse migliorato. Approdato nel suo studio, cominciò a telefonare a Helene in laboratorio in ogni momento che aveva libero, ma non rispondeva mai nessuno. A metà mattina salì al laboratorio al sesto piano e lo trovò buio e deserto. Tornò irritato nel suo studio. Aveva avuto l'impressione che Helene avesse opposto fin dall'inizio una resistenza passiva e ora, non facendosi trovare, complicava ancor più il problema.

Prese il telefono, chiamò il reparto personale e ottenne l'indirizzo e il numero di telefono della signorina Brennquivist. Compose immediatamente il numero e lasciò squillare inutilmente dieci volte prima di sbattere giù la cornetta in preda a una rabbia impotente. Richiamò il personale e chiese di poter parlare con il direttore del reparto, Jean Clarkson. Quando la donna arrivò dall'altra parte del telefono, Jason si informò su Helene Brennquivist. «Ha per caso telefonato che è malata? L'ho cercata tutta la mattina.»

«Strano», rispose la Clarkson. «Non abbiamo avuto sue notizie ed è sempre stata una persona precisa. Crèdo che non sia mancata un giorno in un anno e mezzo.»

«Ma se fosse malata», chiese, «pensa che telefonerebbe?»

«Assolutamente sì.»

Jason riattaccò il telefono. La sua rabbia si era trasformata in preoccupazione. L'assenza di Helene non lo lasciava tranquillo.

La porta dello studio si aprì e ne fece capolino Claudia. «Ho la dottoressa Danforth sulla linea due. Vuole parlarle?»

Jason fece cenno di sì con la testa.

«Ha bisogno di qualche cartella?»

«No, grazie», rispose e sollevò il ricevitore.

Dall'altra parte del filo gli giunse la voce risonante della dottoressa Danforth: «Secondo me la vostra clinica farebbe meglio a riesaminare tutti i suoi pazienti. Non ho mai visto dei cadaveri tanto in pessima forma. Gerald Farr era conciato come tutti gli altri. Non c'è uno dei suoi organi che non sembri quello di un uomo di almeno cent'anni!»

Jason non rispose.

«È ancora lì?» chiese Margaret.

«Sì, certo», mormorò Jason. Per l'ennesima volta si trovava nella spiacevole situazione di dover dire a Margaret che Farr era stato sottoposto a un check-up completo soltanto un mese prima e che dagli esami non era risultato nulla di strano, nonostante lo stile di vita poco salubre del paziente.

«C'è da stupirsi che non gli sia venuto un ictus anni fa», riprese la dottoressa. «Tutte le sue arterie erano ateromatose e le carotidi erano quasi completamente ostruite.»

«E cosa mi dice del paziente di Roger Wanamaker?» le domandò Jason.

«Come si chiamava?»

«Non so», dovette ammettere lui. «È morto venerdì di ictus. Roger mi ha detto che lei avrebbe svolto l'autopsia.»

«Oh, sì. Anche il quel caso si trattava di una degenerazione quasi generale. Pensavo che i centri come il vostro si occupassero di medicina preventiva. Pazienti così malati non vi renderanno un granché.» Margaret scoppiò a ridere. «A parte gli scherzi, era un altro caso di affezione multisistemica.»

«La vostra procedura prevede i normali esami tossicologici?» chiese improvvisamente Jason.

«Certo, soprattutto di questi tempi. Ci sono analisi per rilevare tracce di cocaina e tutto quel genere di roba.



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