Corpi celesti by Jokha Alharthi

Corpi celesti by Jokha Alharthi

autore:Jokha Alharthi [Alharthi, Jokha]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858795996
editore: Bompiani
pubblicato: 2022-01-04T23:00:00+00:00


ZARIFA

Ah, Zarifa, se pensavi che Habib se ne fosse andato per sempre, ti sbagliavi di grosso! No, Zarifa, tuo marito ha avuto il tempo di seminare la sua gramigna nella testa di vostro figlio, perché crescesse e ti torturasse di nuovo.

Habib, a quest’ora potresti essere morto e sepolto in terra straniera. Sarai mica annegato nello Shatt al-‘Arab? O forse sei vivo e fai soldi a Dubai o in Belucistan? Comunque sia, magari te ne fossi andato prima di piantare la tua maledetta zizzania!

“Siamo liberi, mamma. Liberi per legge. E possiamo chiamare i nostri figli come ci pare e piace.”

Ah, Zarifa, tuo figlio ha perso il lume della ragione! Però no, non è stata la Vipera che ha sposato, quella Shanna che maltratta all’inverosimile sua madre Mas‘uda, ad avergli inculcato certe idee. È stato quel seme, il seme della gramigna che suo padre gli ha piantato in testa prima di sparire.

Già, Habib, più cerco di dimenticare te e i tuoi tormenti, più la tua erbaccia mi cresce davanti agli occhi e minaccia di bucarmeli.

Sanjar chiama “quel vecchio caprone” il mercante Sulayman, l’uomo che l’ha cresciuto, che non gli ha fatto mai mancare niente, che lo ha fatto studiare.

Ma non capisce che se fin qui ce la siamo cavata è stato grazie alla sua bontà? Se non era per lui, oggi saremmo in mezzo a una strada, oppure a mendicare un boccone di pane come fa Manin.

“Liberi… Liberi…”

Questo tuo figlio, Zarifa, questo Sanjar ti vuole piantare in asso e andarsene via, proprio come la Vipera vuole mollare sua madre alla carità delle vicine.

Povera Mas‘uda!

Sì, era gelosa di te, Zarifa. Tu non dovevi stare fuori tutto il giorno a far legna nel deserto come lei, tu lavoravi dentro casa e quando uscivi per prendere l’acqua nel canale ne approfittavi per fare un salto da qualche vicina con cui avevi fatto amicizia. E invece lei, poveretta, a furia di portare pesi anno dopo anno è diventata gobba.

Ha avuto pazienza, ha sopportato sia le tribolazioni sia suo marito Zaid che saltabeccava di continuo da una donna all’altra. Hai qualcosa da ridire, Zarifa? Che Dio ci perdoni, bisogna avere pietà per i morti. Pace all’anima di Zaid, oltretutto eravamo pure parenti. Dice il proverbio: sarà anche rotto, ma è pur sempre il tuo naso. Che riposi in pace.

E sua figlia Shanna, poi, con quegli occhi da tigre. Ma con chi te la prendi, Zarifa? Sei stata tu a insistere perché Sanjar la sposasse. Tu che eri sempre in pensiero per lui, sei contenta adesso? Vuole andarsene e dice: “Vieni con noi.” Andare con loro dove? Lasciare il nostro paese, il luogo in cui hanno vissuto i nostri padri e i nostri nonni, per trasferirci in una terra straniera dove non conosciamo nessuno e di cui non sappiamo niente? E chi si occuperà del mercante Sulayman, chi gli farà il pane? Quella boriosa di sua sorella? Basta e avanza quel che ha fatto alla povera Fatima, la madre di ‘Abdallah, che Dio l’abbia in gloria. Già, Lui perdona, ma la gente non ha pietà.



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