Corregidora by Gayl Jones

Corregidora by Gayl Jones

autore:Gayl Jones [Jones, Gayl]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-05-17T10:55:35+00:00


3.

Quando una delle Melrose si suicidò non dovevo avere più di dieci anni. Mamma rientrò a casa. Nonna le disse qualcosa e poi cominciarono a zittirsi l’un l’altra perché nella stanza c’ero io. Lo vidi dal modo in cui si guardavano, Mamma però mi spedì in cucina ad accendere il forno perché per cena voleva fare dei panini. Così andai in cucina. Loro non credevano che potessi sentirle, e invece sì. Avevamo una tipica casa di tre stanze disposte in fila sullo stesso asse. Loro due si trovavano nella stanza di fronte e visto che in mezzo ce n’era solo un’altra potevo sentirle bene. Finito di accendere la stufa, mi misi ad ascoltarle seduta al tavolo della cucina.

“Sì, l’hanno trovata nel vialetto degli Hawkins,” stava dicendo Mamma.

“E qualcuno sa già il perché?”

“Be’, credevano per un uomo che l’aveva messa incinta o una cosa così, però non era incinta.”

“Deve essere per un uomo,” disse Nonna. “Non ho mai sentito di una che si toglie la vita se non c’è di mezzo un uomo.”

“Già,” disse Mamma. Aveva la voce stanca. Non mi pare dissero altro, e alla fine Mamma annunciò che andava in cucina a preparare la cena. Io poggiai la testa sul tavolo, per non farmi scoprire dagli occhi.

Di cosa avevano parlato lo seppi solo più avanti. Ero nel negozio di Mr. Deak e lui stava chiacchierando con altri uomini. Non erano come Mamma e Nonna. Non gli importava niente se io stavo lì o meno. Mamma mi aveva mandato a prendere la farina di mais. Credevo che fosse successo a Bracktown, e invece non era Bracktown, era successo su a Versailles, anche se la ragazza era di Bracktown… una delle figlie di Mr. Melrose. Aveva una ventina d’anni.

“Melrose sta lì adesso,” stava dicendo Mr. Deak. “La madre è a pezzi. Lui le ha detto di restare qui, e che se ne occupa lui. Il corpo lo porteranno quaggiù. E lo sai perché non vuole che Mrs. Melrose vada là, perché, amico mio, vuole scoprire chi è il colpevole, e a Versailles ci saranno un bel po’ di botti.”

Mr. Deak era un ometto scuro che indossava le bretelle tutti i giorni e che se ne stava sempre coi pollici incastrati lì sotto, non al­l’altezza del torace, però, ma del girovita. Doveva essere sulla ventina, ma al­l’epoca credevo fosse più vecchio.

“Non è che ti sei scordata di cosa vuole la mamma, eh?” mi chiese.

“No, signore.” Andai a prendere la farina di mais. Non la portai al bancone, ma restai ferma lì.

Cominciò a parlare anche l’altro signore, “Se non ce la fa la polizia, come farà a trovarlo il padre?”.

“Un padre usa metodi che la polizia non ha. In ogni caso per la polizia è solo una negra. E sai bene che loro non vorranno perdere tempo a fare indagini per una negra. Uno va da loro a denunciare qualcosa, loro prendono nota per benino davanti a te, ma appena ti giri dicono, ‘Senti, mettilo nella cartella dei negri’, che significa che se ne occupano se avranno tempo.



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