Diario di un viaggio alle Ebridi by James Boswell

Diario di un viaggio alle Ebridi by James Boswell

autore:James Boswell [Boswell, James]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio editore Palermo
pubblicato: 2015-11-14T23:00:00+00:00


Kingsburgh ci condusse con la sua barca su uno dei loch, come vengono chiamati, o bracci di mare, che scorrono su tutte le coste di Skye, fino a un miglio oltre un luogo chiamato Grishinish. I nostri cavalli ci furono inviati là via terra. Con questa navigazione ci risparmiammo otto miglia di brutta cavalcata. Il dottor Johnson disse: «Se mettiamo in conto ciò che ci siamo risparmiati e ciò che abbiamo guadagnato con questa piacevole navigazione, è stato un affarone». Osservò: «Cavalcare a Skye è assai disagevole. La strada è così stretta che la si può percorrere solo uno alla volta, per cui non favorisce certo la socialità; e non ci si può nemmeno concentrare in meditazione, perché bisogna stare costantemente attenti ai passi del cavallo». È una descrizione chiara e obiettiva degli inconvenienti di chi va a cavallo.

Venne di nuovo introdotto il tema dell’emigrazione. Il dottor Johnson disse che «un capo senza scrupoli trasformerebbe in un deserto la sua proprietà». Il signor Donald Macqueen ci disse che l’oppressione, che all’epoca faceva tanto strepito, era dovuta al fatto che i latifondisti, nell’affittare le proprie terre, si lasciavano condizionare da cattivi consiglieri; che persone interessate e capziose li allettavano con l’attrattiva di rendite molto più alte di quelle a cui potevano ragionevolmente aspirare; e che alcuni gentiluomini tra i tacksmen, o fittavoli di classe superiore, erano anch’essi in parte all’origine del problema, in quanto esigevano cifre eccessive per i poderi altrui, che molti tacksmen, anziché condiscendere a richieste esorbitanti, erano partiti per l’America e avevano così impoverito il paese, spogliandolo della sua ricchezza; e che i posti vacanti erano stati riempiti da persone povere che avevano vissuto sotto di loro, propriamente parlando, in qualità di servi, pagando una certa percentuale del prodotto dei campi, benché venissero chiamati «subaffittuari». Rilevai che se gli uomini facoltosi fossero banditi da una tenuta delle Highlands, il valore di questa con ogni probabilità diminuirebbe considerevolmente, perché un’annata cattiva potrebbe ridurre sul lastrico intere famiglie di fittavoli poveri, e chiunque possedesse una qualche proprietà non andrebbe a vivere in un paese del genere, se non per la tentazione di comprare terre a un prezzo irrisorio. Insomma, un abitante di una buona contea inglese farebbe meglio a emigrare in America che alle Highlands o alle Ebridi. Ecco un motivo sufficiente a spronare un capo ad agire con maggior liberalità, per mero tornaconto personale, indipendentemente dal nobile e stimato principio del tenere unito un clan, al fine d’essere sollecito nel servire il suo re. Aggiunsi che non potevo trattenermi dal pensare che la concessione di un potere illimitato al sovrano per frenare la condotta deplorevole e l’avidità dei capi sarebbe stata di giovamento in alcuni casi. In Francia non si sarebbe permesso a un capo di espellere dal paese i propri sudditi. Il dottor Johnson ne convenne con me, osservando che «se un capoclan dispotico fosse il suddito del re di Francia, verrebbe probabilmente ammonito per lettera».101

Mentre navigavamo, il dottor Johnson chiese a cosa serviva il pugnale, con cui immaginava che gli Highlanders tagliassero la carne.



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