Difettosa by Nagla Augelli & Francesco Spiedo

Difettosa by Nagla Augelli & Francesco Spiedo

autore:Nagla Augelli & Francesco Spiedo [Augelli, Nagla & Spiedo, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango
pubblicato: 2024-09-11T22:00:00+00:00


4. Diventare grandi

Tarquinia, estate 1998-estate 2004

Avevo appena compiuto ventun anni, poi ne avrei compiuti ventisette.

Adoravo starmene all’aria aperta per guardare le stelle che si vedevano davvero, tutte, e alternare il rumore del mare d’inverno e i suoni delle feste, delle chiacchiere e delle chitarre d’estate.

Non sopportavo i pettegolezzi di paese, dove tutti conoscono tutti e la verità è un concetto irrilevante perché è il chiacchiericcio che conta. E le regole di Filiberto, quel troppo amore che rischiava di soffocare.

Ricordo che trascorrevamo le serate occupando abusivamente i lettini degli stabilimenti, sorseggiando birre fino a farle diventare calde.

Cantavo di tutto, alternando Guccini ai Modena City Ramblers per fare un po’ l’intellettuale, ma anche la ribelle, ondeggiavo cercando poesia e movimento. Gli Après La Classe se avevo voglia di un po’ di punk-ska come si deve.

Portavo i capelli tagliati a mezzaluna, un taglio punk che mi stava una bellezza, coordinati all’anellino al naso perché, se non potevo aggiungere altri tatuaggi, bisognava rimediare al look in qualche modo.

Avevo paura della pineta di notte perché eravamo sole in mezzo al niente e chi lo sa cosa può succedere quando il cielo si fa nero e ogni parola riecheggia tra i rami. E poi di non avere una vita, di non poterne mai avere una.

Sognavo una vita normale, con i problemi di tutti i giorni, e Roma ormai non era più un obiettivo ma la mia ossessione.

*

Filiberto ci ha dato le chiavi di questa piccola casa e a me sono venute meno le parole. Fathya ha accolto la novità con due occhi enormi e una certa titubanza, soddisfatta dal giro attorno alla casetta, prima di stendersi sul letto e iniziare a dormire. Il viaggio deve averla stancata e la curiosità, legittima e prevedibile, le è svanita dal corpo come esalata tramite un respiro un po’ più pesante degli altri.

I primi giorni, mentre io li trascorro chiusa in camera attendendo la visita di Cristina, lei li passa sul letto. A dormire.

Si è sgonfiata come un palloncino. Forse sarà anche il contrasto tra la confusione esterna e la quiete di queste quattro mura, mista alla stanchezza del viaggio, ad averle consumato tutte le energie. Che poi mura non è la parola esatta. Le pareti e il tetto sono fatte di legno, a metà tra un prefabbricato e una baita in montagna, non che io ne abbia mai vista una, è che Filiberto l’ha definita così. Ce l’ha mostrata con un certo orgoglio e quello, combinato al fatto che a me una casa non l’avevano offerta neanche per farci giocare le bambole, mi è sembrato un motivo più che buono per dire che una casetta in legno, a metà tra un prefabbricato e una baita in montagna, era una cosa bella, bellissima.

Fathya dorme il sonno dei giusti e il resto del mondo fuori continua nelle attività scandite con un ritmo infernale, anche questo me l’ha detto Filiberto con gli occhi orgogliosi ma a me è sembrato meno interessante del fornelletto elettrico. Cioè, è tutto mio. Nostro.



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