Dinosauri by Corrado Giustiniani

Dinosauri by Corrado Giustiniani

autore:Corrado Giustiniani [Giustiniani, Corrado]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Chiome bianche e settimane bianche

Due volte al mese sono in «settimana bianca». Bianca, ma senza neve e senza sci. Non sono dei forzati degli sport invernali, i nostri quindici giudici costituzionali, e se anche ne avessero la passione, la loro età media sconsiglierebbe di certo sforzi ripetuti e prolungati in alta quota. Nel gergo della Consulta, dicesi «settimana bianca» quella in cui i giudici delle leggi non vanno a palazzo, ma restano a casa a redigere le loro impegnative sentenze. Da sessant’anni il ritmo è questo: una settimana di udienze e una «bianca». La prima, per la verità, è una settimana corta, perché si comincia lunedì dopo pranzo e il giovedì sera i giudici rompono le righe.

Così si snoda il calendario dei lavori. Appuntamento per «lettura sentenze» il lunedì pomeriggio: il relatore legge la pronuncia della causa che gli è stata assegnata, su cui i giudici hanno già raggiunto un accordo in camera di consiglio. Tutti insieme si decide adesso se la sentenza va bene o se c’è ancora qualche dettaglio da aggiustare. Martedì mattina udienza pubblica e nel pomeriggio, a partire dalle 16.30, camera di consiglio sulle cause del mattino. Mercoledì e giovedì, mattina e pomeriggio, ancora camera di consiglio ma su altri ruoli, fino alle 19.30. Poi tutti a casa. I giudici che non abitano a Roma hanno a disposizione una foresteria. Pronta anche per gli altri togati, se avessero bisogno di riposare un po’ dopo il lavoro del mattino.

Oggi è il martedì giusto, quello dell’udienza pubblica. Chi ha la fortuna di salire sino all’ottavo piano, un tempo terrazzo, ora salone coperto con ampie vetrate, può godersi un panorama che toglie il respiro, sul Gianicolo, la cupola di San Pietro e i tetti di Roma. La sala delle udienze è invece giù, al secondo, dove un piccolo pubblico compreso e misurato inganna l’attesa dalle seggiole di fondo, ammirando specchi, lampadari, drappi di un verde dorato e, sul lato più lontano, i due carabinieri in alta uniforme, immobili come statue, vegliati a loro volta da una Madonna con bambino di Rubens appesa alla parete, poco sopra il loro cappello con pennacchio.

Poi un annuncio rompe il silenzio. «Entra la corte.» La tenda si scosta, i carabinieri fanno il saluto militare, la gente si alza in piedi e una teoria di teste bianche in toga nera fino ai piedi prende posto attorno a un lungo banco a forma di ferro di cavallo. Ci sono tre donne, nel gruppo. Marta Cartabia, classe 1963, nominata vicepresidente, e le due ultime arrivate Silvana Sciarra e Daria de Pretis, scelte dal Parlamento a novembre del 2014. Prima di loro soltanto altre due donne nella storia, Fernanda Contri e Maria Rita Saulle, avevano fatto parte della Consulta. E loro, fra l’altro, contribuiscono non poco ad abbassare l’età media dei giudici, passata nell’arco di appena un lustro da settantacinque a settant’anni.

Una tradizione gerontocratica (e maschilista) fiorita fin dai primi tempi di funzionamento della Corte, con eccezioni rarissime di giudici quarantenni. Il più giovane di tutti, il professore



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