Disperatamente Giulia by Sveva Casati Modignani

Disperatamente Giulia by Sveva Casati Modignani

autore:Sveva Casati Modignani
La lingua: it
Format: mobi, epub
pubblicato: 2012-01-04T16:08:57+00:00


4

Il tenente Marcello Belgrano dei conti di Sele stava appollaiato sull'alto sgabello dell'american bar, un gomito appoggiato al banco in un precario equilibrio opportunamente mascherato da un atteggiamento elegante e disinvolto. Soltanto l'occhio esercitato del barman, che sapeva riconoscere tutti i tipi di sbronza, da quella signorile a quella cattiva, aveva individuato nel giovane aristocratico, che amoreggiava con il suo bicchiere di whisky, il perdente per vocazione che naviga verso la catastrofe in un perenne stato di dignitosa ebbrezza.

L'aveva incrociato nella hall, mezz'ora prima, e l'aveva visto accompagnare la giovane Teodolinda Corsini verso l'ascensore. Poi, come l'ago della bussola si orienta verso il polo magnetico, il giovane dal profilo gentile si era diretto verso il bar attratto da un irresistibile richiamo. Lì l'aveva ritrovato nel momento in cui aveva dato il cambio al collega. Nello sguardo appannato del giovane, il barman lesse i segni di una sconfitta recente, forse l'ultima di una lunga serie; e avrebbe scommesso le mance della giornata contro un bicchier d'acqua fresca che, nel disagio del cliente, c'entravano la giovane Corsini e la madre di lei, Marta, arrivata qualche giorno prima con un giovane partner che si era suicidato rischiando di provocare uno scandalo in piena stagione invernale. L'uomo aveva fatto i capelli bianchi dietro i banchi dei bar di mezza Europa; i suoi occhi ancora vivi e scintillanti di saggezza ne avevano viste di tutti i colori, il suo robusto naso aquilino sapeva annusare i guai a un chilometro di distanza. Aveva raccolto le confidenze di avventurieri, di cialtroni senza una lira, di cortigiani pronti a tutto, di potenti in disgrazia, di miliardari generosi e sadici, grandiosi e meschini, tutti uomini, insomma, che si erano inginocchiati al suo confessionale, l'avevano corteggiato e blandito a seconda del tasso alcolico presente nel sangue, dimenticandosi di tutto il giorno dopo, a mente fresca.

Qualche volta sbagliava nella classificazione della categoria perché spesso un miliardario e un cialtrone possono confondersi, ma era sicuro di riconoscere esattamente i due gruppi fondamentali: i perdenti e i vincenti. E i perdenti avevano lo sguardo appannato, l'indifferenza totale, ma non sempre avevano lo stile del cliente che, in quel momento, gli porgeva il bicchiere ormai vuoto.

Il barman lo riempì. Era la quarta volta in mezz'ora.

L'uomo allungò il braccio sinistro per scoprirsi il polso e guardare l'orologio.

«Qui c'era un Patek-Philippe», confidò l'ubriaco sentendosi osservato.

«Sono le undici, signore», disse il barman con aria compita.

«E il tempo è buono», replicò Marcello con un sorriso. «E

Teodolinda pi- bella che mai», soggiunse alzandosi per salutare Tea che entrava in quel momento.

«Amore, torno a Milano con la mamma», gli comunicò guardandolo con severità.

Marcello si chinò baciandole la mano.

«Come vuoi, cara», accondiscese senza discutere la sua decisione.

«Hai bisogno di nulla?» si preoccupò Teodolinda.

«Di saperti serena», ribatté. Non le avrebbe mai detto che per raggiungere Locarno, portarla via dalla clinica e condurla a Saint Moritz dalla madre aveva impegnato il suo Patek-Philippe che difficilmente avrebbe potuto riscattare.

«Il consiglio che mi hai dato si è rivelato prezioso», disse la ragazza con riconoscenza. «Ho riavuto libertà e passaporto.



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