Doc - Nelle tue mani by Pierdante Piccioni & Pierangelo Sapegno

Doc - Nelle tue mani by Pierdante Piccioni & Pierangelo Sapegno

autore:Pierdante Piccioni & Pierangelo Sapegno [Piccioni, Pierdante & Sapegno, Pierangelo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-03-03T12:00:00+00:00


XVII

Milena si guarda intorno. Vorrebbe chiamare qualcuno, ma tossisce e non riesce a parlare. È in quel momento che entra Elisa, seguita da uno che non porta il camice e ha una barba scura che comincia a macchiarsi di bianco. I raggi del sole sono abbastanza timidi, ma scivolano attraverso la finestra della stanza d’ospedale e vanno ad accarezzare la ruga fra gli occhi socchiusi di lei, che piega il volto in una smorfia di fastidio. Si chiama Bianchi, Milena Bianchi. Quarant’anni, dice la cartella clinica. Ha gli occhi scuri, un naso piccolo sopra le labbra piene, leggermente volgari, le guance infossate che danno al viso un’espressione affamata. Non è brutta, e alcuni potrebbero anche definirla carina. Ma è pallida, di un pallore malaticcio, che fa venire in mente le fotografie ovali che si scorgono passando veloce fra le lapidi di un cimitero, quasi senza badarci. Come quelle, il suo volto potrebbe essere dimenticato semplicemente distogliendo lo sguardo per un attimo. È la faccia di chi non ti serve ricordare, perché sta in fondo alla fila, e si confonde con tutte le altre facce che stanno davanti. È una faccia da catena di montaggio.

Milena si è sentita male sulla corriera cha la portava indietro dalla val Seriana, attraversando piani e pendii di un verde scuro, che lei mai una volta è riuscita a fissare nei suoi occhi, anche quando teneva il naso quasi schiacciato contro il finestrino e guardava fuori. Chi sta in una catena di montaggio guarda senza vedere. Mal di stomaco e nausea, conati di vomito. Ha chiesto al conducente di fermarsi, e quando lui ha accostato, non ha fatto in tempo ad aprire la porta che in quello stesso istante il suo stomaco si era ribellato e lei era già china con la testa protesa verso l’asfalto che buttava l’anima dalla bocca. Ha emesso un gemito e chiuso gli occhi, cercando di tagliare fuori i rumori che le riempivano le orecchie. Si era passata una mano sul viso, e nell’istante in cui aveva riaperto gli occhi, a momenti le era preso un colpo dal terrore: sulla strada c’era una larga chiazza di sangue.

Quando l’avevano portata in ospedale, si era sentita come se stesse perdendo pezzi della sua vita. Nella stanza dov’era stata ricoverata, aveva cercato di dormire. Non sapeva se l’aveva svegliata la luce del sole puntata sugli occhi. Ora però pensa che le dà un gran fastidio e che non la sopporta.

Elisa si è fermata davanti a lei, insieme a quel tipo con la barba.

«Buongiorno signora, come andiamo?»

Milena cerca di spostare la faccia, ma da qualunque parte si giri quei raggi di sole la abbagliano. Porta una mano alla fronte, tossisce di una tosse secca, e quando finalmente riesce a parlare, lo fa con una certa foga.

«Male! Come sempre! Non ci sono delle tapparelle qui? Questa luce per me è insopportabile.»

Il tipo con la barba ha un sorrisetto che le fa venire i nervi. Fa un cenno con il volto verso i suoi occhiali fumé.

«Anche con quegli occhiali?»

Dovesse dire, le sta proprio sullo stomaco, il barbetta.



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