Dylan Dog. Esistenza, orrore, filosofia by Roberto Manzocco

Dylan Dog. Esistenza, orrore, filosofia by Roberto Manzocco

autore:Roberto Manzocco
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 2013-08-14T11:32:06+00:00


6. Dentro noi stessi, verso l’infinito

Non solo l’idea di inconscio non è appannaggio esclusivo di Freud, ma non è stata inventata nemmeno da lui; essa infatti ha una sua storia, piuttosto stratificata, che ora andiamo a vedere.

Già Leibniz aveva introdotto a suo tempo l’idea che vi potessero essere pensieri – da lui chiamati «piccole percezioni» – che se ne rimanevano sotto la soglia della consapevolezza. Nulla, in confronto agli sviluppi vissuti successivamente dal concetto di inconscio, in particolare durante l’epoca romantica. Gli aspetti misticheggianti di tale idea vengono messi bene in luce dallo psicologo e scrittore britannico Frank Tallis:

Una delle convinzioni basilari del Romanticismo era che dietro la natura visibile vi fosse uno “sfondo” misterioso o Grund. L’amore per la natura professato dal movimento romantico dissimulava un motivo ulteriore: l’unione con una sorta di inconscio universale, l’equivalente cosmico delle profondità dell’anima.

Secondo i filosofi romantici, l’inconscio universale possedeva memorie sue proprie. Era un deposito di antiche tradizioni, simboli, e temi ricorrenti.

[...]

Un’accezione ulteriore dell’inconscio cominciava a diffondersi: quella che lo vedeva come un posto o una dislocazione. Un luogo dentro la testa che poteva effettivamente essere visitato. Un luogo per il quale si poteva evadere dalla prigione newtoniana del tempo e dello spazio. Un luogo di possibilità senza fine.231

In modo molto evocativo, Tallis parla di «abissi oltre gli abissi», e la concezione proposta sulle pagine di Dylan Dog sembra effettivamente molto simile a quella romantica. Per esempio in Terrore dall'infinito, Whitley, un uomo rapito più volte dagli alieni, sente le voci di questi ultimi che gli dicono: «L’inconscio è come l’universo oltre i quasar, è un posto dove vorremmo andare per scoprire cosa c'è».232 E lui stesso afferma: «Ho viaggiato ai confini del cosmo e ho trovato me stesso... ho trovato l’orrore!».233

Sempre sul tema delle memorie inconsce, il medesimo episodio ci dà la seguente definizione: «I ricordi, questi alieni che abbiamo nella mente, a volte lontanissimi, miliardi di anni luce, oltre i quasar, oltre i confini dell’universo, nel profondo».234

E alla fine della sconcertante avventura, come di consueto Dylan espone alcune riflessioni nel suo diario:

Non ci sarà mai la risposta alla domanda principale: che cos’erano, che cosa sono gli UFO? Proiezioni dell’inconscio, d’accordo, ma li abbiamo visti anch’io, Bronsky e Laura ed erano reali, concreti. Non è possibile che tutti avessimo gli stessi incubi di Whitley, a meno che questi non si fossero materializzati. Forse esplorare le profondità della mente è come volare su un’astronave, e sondare l’inconscio è proprio come spingersi ai confini dell’universo, al di là delle stelle. Già, lo spazio, l’infinito da cui vengono i dischi volanti, forse è nella mente di ciascuno di noi.235

In un episodio successivo – nel numero 84, Zed – Dylan vede strane forme nel cielo, e ipotizza che l’enclave extra-dimensionale in cui si trova in quel momento sia appunto l’inconscio umano.

A questo punto urge una precisazione: che gli UFO siano legati in qualche modo all’inconscio, e più in particolare all’inconscio collettivo, non è un’idea elaborata da Sclavi, visto che a proporla è stato nientemeno che lo stesso Carl Gustav Jung.



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