E Jones Creò Il Mondo by Philip K. Dick

autore:Philip K. Dick [Dick, Philip K.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza, Narrativa
Amazon: B00BXH0DWO
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2012-07-26T22:00:00+00:00

16

Sotto la sua coltre di nubi, la temperatura di Venere oscillava tra i 38 e i 40 gradi. Lo strato più basso dell’atmosfera era un composto di ammoniaca e ossigeno, pesantemente arricchiti di vapore acqueo. Tra gli oceani e le colline ricorrenti si agitavano diverse varietà di forme di vita, intente a costruire ed evolvere, a pianificare e creare.

Louis e Irma stavano riparando un trattore a turbina, quando apparve Dieter, tutto eccitato. «pronto!» gridò, sulla porta del capanno. «Stiamo per cominciare!»

La testa di Louis spuntò da sotto il trattore. «Che cosa è pronto?» chiese aspro.

«Il granturco. Stiamo per mieterlo. Abbiamo tutta l’attrezzatura laggiù; Vivian la sta collegando.» Dieter era agitato e frenetico. «Dovete partecipare tutti questa roba può aspettare. Ho avvertito anche Frank e Syd; sono già partiti. Ci aspettano per strada. E Garry ci segue a ruota.»

Brontolando, Louis scivolò fuori da sotto il trattore. «Non è granturco. Smettila di chiamarlo granturco.»

«È granturco in senso metafisico. l’essenza del granturco.»

«Anche se è verde scuro?» chiese Irma divertita.

«Anche se fosse a strisce viola e pallini argento. Anche se fosse alto venti metri e avesse pannocchie di pizzo ricamato. Anche se sprizzasse ambrosia e caffè macinato. Sarebbe sempre granturco.»

Louis si alzò e si asciugò la fronte. «Non possiamo venire se il trattore non funziona.» La casa di Dieter distava settanta chilometri e bisognava attraversare la campagna. «Credo ci serva una nuova bobina di accensione; il che significa tornare alla nave.»

«Al diavolo,» disse Dieter impaziente «ho il carro con il dobbin ci stiamo tutti.»

Il carro e il dobbin aspettavano tranquilli. Louis si avvicinò con cautela, strizzando gli occhi con diffidenza. «Come lo chiami?» Aveva visto gli animali da una certa distanza, mai così da vicino. Il dobbin era quasi tutto zampe, con immensi piedi simili a ventose di pelle. Coperto da una pelliccia arruffata, lacera e irregolare. Aveva la testa piccola; gli occhi socchiusi e indolenti. «Come l’hai catturato?» chiese Louis.

«Si riesce a domarli, con un po’ di pazienza.» Dieter salì sul

carro e prese le redini. «Gli ho insegnato una marea di cose. Sono, come dire, quasi telepatici; non devo fare altro che pensare a quello che voglio e lui parte.» Arricciò il naso con disprezzo. «Scordatevi quel trattore; non potete farlo funzionare comunque. Il veicolo del futuro è questo il carro tirato dai dobbin è la vera novità.»

Irma prese cautamente posto accanto a Dieter, e dopo un attimo salì anche Louis. Il carro era rozzo ma solido; Dieter lo aveva faticosamente costruito negli ultimi quattro mesi. Il materiale era una fibra vegetale ormai familiare, pesante e simile a pane, che si induriva velocemente se esposta all’aria. Quando raggiungeva il giusto grado di stagionatura e invecchiamento, era possibile tagliarla, cucirla, lucidarla e tenderla. Capitava che degli uccelli migratori la mangiassero, ma non presentava altri rischi.

Gli enormi piedi piatti del dobbin cominciarono a pestare: il carro partì. Dietro di loro, la capanna di Louis si rimpiccioliva. Lui e Irma l’avevano costruita da soli; era passato un anno, durante il quale erano state fatte molte cose.

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