E poi ti ho trovato by Patty Callahan Henry

E poi ti ho trovato by Patty Callahan Henry

autore:Patty Callahan Henry [Henry, Patty Callahan]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Trascorsero la giornata tra vari racconti, ma senza mai sfiorarsi. Il sabato sera scivolò verso la domenica mattina, poi la domenica mattina divenne domenica sera e Kate ancora non se n’era andata. Il tempo trascorreva senza che se ne accorgessero, immersi nelle chiacchiere e in quella tranquillità.

Mentre Jack pensava alla cena, Kate tirò finalmente fuori l’argomento che aveva evitato per tutto il fine settimana: «Maggie la vedi ancora? Come vanno le cose tra di voi?»

«La vedo, certo. Abbiamo un figlio e viviamo a venti minuti di distanza.»

«La... ami ancora?»

«Questa è una domanda complicata.»

«Lo è sempre stata» , si permise di sottolineare Kate.

«È difficile rispondere, è tutto molto ingarbugliato.»

«Provaci.»

«No, non la amo nel senso che la rivorrei con me. L’ho amata come meglio potevo, ma lei ha fatto bene a lasciarmi: non l’amavo abbastanza, non come desiderava. Anche se io credevo di sì. Non volevo prenderla in giro o ingannarla, ma, se mi guardo indietro, capisco di averla sposata in un momento di totale instabilità, in un periodo in cui tutto era torbido e confuso. Tu te n’eri andata e lei era là. Mi amava. Io l’amavo. Semplice, no?»

«Sembrerebbe.»

«Poi, però, ti volti indietro e ti rendi conto che amavi quella persona perché era la risposta a una certa domanda.»

«Quale domanda?»

«Come farò senza la persona che ho sempre amato?» disse piano.

Kate avrebbe voluto alzarsi, puntare i piedi a terra e dirgli che la sua decisione aveva rovinato le loro vite. Avrebbe voluto riprendere il filo dei giorni andati, farne un gomitolo e ricominciare daccapo. Ricominciare daccapo.

«E quindi l’hai sposata perché io me n’ero andata?»

«Non l’ho sposata soltanto perché tu te n’eri andata, ma in parte sì.»

Il silenzio portò all’inevitabile conclusione: Kate doveva andarsene.

«Ora devo andare. L’ho detto almeno cinque volte, ma stavolta vado sul serio, devo proprio.» Si mise a ridere e scosse il capo.

«Lo so, e poi Caleb sarà di ritorno tra un’oretta» , fece Jack, che si alzò da tavola e portò i piatti al lavandino.

«Vado prima che torni lui» , disse Kate, e il pensiero che quel week-end fosse finito la riempiva di tristezza. «Me ne sarei dovuta andare molto prima.» Si alzò. «Ci metto un secondo a prendere le mie cose.» E andò in camera, lasciando però il cuore in quella stanza.

Suonò il campanello, che fece sobbalzare Kate mentre chiudeva la valigia. Sentì parlottare, conosceva quella voce. Uscì dalla camera da letto e davanti alla porta d’ingresso vide Rowan Irving, che indossava pantaloni coloniali e una camicia bianca, che parlava con Jack Adams.

Era una cosa talmente irreale, che Kate non credeva ai suoi occhi. Rowan le andò incontro e le prese le spalle. «Kate.»

«Rowan» , disse lei, con le braccia inermi e penzoloni lungo il corpo. Le ronzava la testa. Lui fece un passo indietro e guardò prima Jack e poi Kate. «Vi dispiacerebbe spiegarmi?»

«Che ci fai qui?» gli domandò lei.

«Ero preoccupato da morire. Mi avevi detto che saresti tornata ieri sera e non l’hai fatto. Non rispondi al telefono. Non richiami. Hai farfugliato soltanto di aver incontrato un vecchio amico e che mi avresti spiegato tutto una volta a casa.



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