E' soltanto un cane. Certi cani cambiano tutto by Michael G. Bauer

E' soltanto un cane. Certi cani cambiano tutto by Michael G. Bauer

autore:Michael G. Bauer [Bauer, Michael G.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-04-18T22:00:00+00:00


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La mia storia preferita di Mister Mosly

Una delle cose più belle di Mister Mosly era quando mi aspettava tutti i giorni di fronte a casa al ritorno da scuola Aveva iniziato a farlo quando ero in terza elementare, cioè quando la mamma aveva smesso di venirmi a prendere a scuola perché lavorava al supermercato, mentre papà cercava un altro lavoro. Non mi dispiaceva tornare a casa a piedi. Erano solo un paio di strade di distanza e poi non ero più un bambino piccolo. La mamma mi dava un milione di istruzioni e mi ripeteva all’infinito di stare attento e di non fare stupidaggini.

Mo ha cominciato ad aspettarmi dal primissimo giorno che sono tornato a casa a piedi. Quando ho svoltato nella nostra strada, lui era lì seduto sul marciapiede davanti a casa. E da quel giorno è sempre stato lì. La signora Nguyen, che vive dall’altra parte della strada, raccontava alla mamma che Mo se ne stava seduto lì per ore ad aspettarmi. Diceva che somigliava a una grossa sfinge bianca e io pensavo che fosse un bel modo di descriverlo.

Ma la cosa più bella era quello che faceva quando mi vedeva arrivare. Prima di tutto agitava la coda sempre più veloce, tanto che pensavo che gli si sarebbe staccata. Poi cominciava a ballare tutto intorno facendo una specie di cerchio, perché la nostra casa era in fondo alla strada e lui non era sicuro che fossi proprio io. Quando mi avvicinavo e ne era certo, si lanciava come una furia lungo la strada e mi saltava addosso, frustandomi con la coda e sbavandomi dalla testa ai piedi.

Non cera nessuno felice di vedermi come Mister Mosly. Mi faceva sempre passare il malumore. Anche se mi ero ficcato in qualche guaio a scuola o avevo perso qualcosa o qualche bambino si era comportato da idiota e mi aveva detto o fatto qualcosa di brutto, per Mo non faceva differenza. Tutte le volte diventava matto, come se io fossi una specie di eroe o di attore famoso o la persona più importante del mondo. Ed era un po’ così che mi faceva sentire.

A volte, tanto per ridere, gli facevo uno scherzo. Fingevo di essere una spia o un agente speciale e che casa nostra fosse il nascondiglio segreto nemico e che Mo fosse lì di guardia. La mia missione era vedere quanto riuscissi ad avvicinarmi a casa prima che Mo scoprisse che ero io. Tenevo il berretto della scuola calcato in testa e non lo guardavo, non gli sorridevo, non lo chiamavo. Camminavo piano, facendogli credere che fossi un estraneo. Questa cosa lo mandava in confusione. Io intanto lo guardavo da sotto il berretto. Dopo un attimo cominciava a pensare di essersi sbagliato e a dubitare che fossi io e smetteva di girare in tondo. Poi anche la coda si fermava. E più mi avvicinavo, più la cosa si faceva divertente. Mo iniziava a fiutare l’aria e la coda riprendeva a sventolare. Allora faceva qualche passo nella mia direzione, ma dopo un po’ si fermava e tornava indietro.



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