Earthsea Revisioned: A Lecture at Oxford by Ursula K. Le Guin

Earthsea Revisioned: A Lecture at Oxford by Ursula K. Le Guin

autore:Ursula K. Le Guin [Guin, Ursula K. Le]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9780948845031
Amazon: 0948845031
editore: Green Bay Publications
pubblicato: 1993-01-02T00:00:00+00:00


Libellula

1. Iria

Gli antenati di suo padre possedevano un vasto e ricco dominio sulla vasta e ricca isola di Way. Non rivendicando alcun titolo né alcun privilegio di corte all’epoca dei re, durante tutti gli anni oscuri dopo la caduta di Maharion, ressero con mano ferma il loro territorio e la loro gente, investendo nella terra i guadagni, tutelando la giustizia, respingendo i piccoli despoti.

Quando l’ordine e la pace tornarono nell’Arcipelago sotto l’influenza dei saggi di Roke, ancora per qualche tempo la famiglia e i suoi poderi e villaggi prosperarono. Tale prosperità e la bellezza dei prati e dei pascoli montani e delle colline coronate di querce resero quel dominio proverbiale, e dunque la gente diceva “pingue come una vacca di Iria”, o “fortunato come un iriano”. I padroni e molti fittavoli del dominio aggiunsero il suo nome al proprio, chiamandosi Irian. Ma sebbene gli agricoltori e i pastori continuassero a svolgere il proprio compito di stagione in stagione e di an-no in anno e di generazione in generazione, saldi e vitali come le querce, la famiglia proprietaria del territorio mutò e declinò con il tempo e la fortuna.

Un litigio tra fratelli per l’eredità li divise. Uno amministrò male la proprietà perché avido, l’altro perché stolto. Uno aveva una figlia che sposò un mercante e cercò di condurre i possedimenti dalla città, l’altro aveva un figlio, e i figli del figlio litigarono di nuovo, ridividendo la terra divisa.

Quando nacque la ragazza chiamata Libellula, il dominio di Iria, pur essendo ancora una delle più incantevoli regioni collinose e pratose di Earthsea, era un campo di battaglia di contese e controversie. I terreni coltivati si ricoprirono d’erbacce, i tetti delle fattorie crollarono, i capannoni per la mungitura rimasero inutilizzati, e i pastori seguirono le greggi oltre la montagna, cercando pascoli migliori. La vecchia casa che era stata il centro del dominio era ormai semidiroccata sulla collina tra le querce.

Il suo proprietario era uno dei quattro uomini che si fregiavano dell’appellativo di padrone di Iria. Gli altri tre lo chiamavano padrone d’Iria vecchia. Spese la giovinezza e quanto rimaneva dell’eredità nelle corti di giustizia e nelle anticamere dei signori di Way, a Shelieth, cercando di dimostrare di avere diritto all’intero dominio, com’era stato cent’anni addietro.

Tornò a casa sconfitto e amareggiato, e trascorse le giornate bevendo il forte vino rosso del suo ultimo vigneto e aggirandosi lungo i confini della proprietà con un branco di cani malnutriti e maltrattati, per tenere lontano gli intrusi.

Si era sposato mentre era a Shelieth, con una donna di cui nessuno a Iria sapeva nulla, perché proveniva da qualche altra isola, si diceva, da un’isola dell’ovest; e la donna non andò mai a Iria, perché morì di parto in città.

Quando tornò a casa, l’uomo aveva con sé una figlia di tre anni. L’affidò alla governante e la dimenticò. A volte, quando era ubriaco, si ricordava di lei. Se riusciva a trovarla, la faceva stare accanto alla sedia o sedere sulle sue ginocchia, e la costringeva ad ascoltare tutti i torti subiti da lui e dal casato di Iria.



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