Eisler Barry - John Rain 08 - 2014 - Cimitero Di Ricordi by Eisler Barry

Eisler Barry - John Rain 08 - 2014 - Cimitero Di Ricordi by Eisler Barry

autore:Eisler Barry [Eisler Barry]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General Fiction
ISBN: 9781520685465
Google: 0Gg-nQAACAAJ
editore: Independently Published
pubblicato: 2017-02-22T22:00:00+00:00


Capitolo 22

Percorremmo pochi isolati in direzione sudovest, parcheggiammo e scendemmo dal furgone. Setagaya era un quartiere esclusivo alla periferia di Tokyo, oltre l’anello della linea Yamanote, dove si trasferiva la gente con i soldi in cerca di una minore densità abitativa e di un po’ più di verde. In genere era tranquillo e la sera diventava praticamente deserto. E proprio di sera il Kitazawa-gawa, una specie di sentiero nella natura, nella misura in cui possono esistere cose del genere a Tokyo, era particolarmente suggestivo, con un ruscelletto che gorgogliava vicino, e poi prati e alberi, e i giochi di ombre creati dagli alti lampioni di ferro. Spinsi Sayaka nel parco, godendomi la sua compagnia, contento che si fidasse di me quanto bastava per farsi accompagnare in un posto nuovo. Stavo iniziando a capire quanto dovesse essere difficile spostarsi, per lei. Il mondo non era neanche lontanamente accessibile ai disabili quanto lo è oggi e ogni superficie erbosa o soffice, ogni spazio ristretto, ogni marciapiede rappresentava un ostacolo. E questo se avevi qualcuno che ti accompagnava. Da sola, pochi scalini sarebbero stati come per me un muro di sei metri.

“Qui è davvero un altro mondo,” disse, guardandosi intorno e sollevando gli occhi verso gli alberi.

“Sì, lo so. Tokyo è come i ciechi con l’elefante. Quando ne tocchi una piccola parte, sei portato a credere di conoscere il tutto. Ma io non penso che sia davvero possibile conoscerla fino in fondo. È troppo grande e troppo… non lo so, misteriosa.”

Si voltò a guardarmi. “Ti piace molto, vero?”

Non le risposi subito. Le ruote della carrozzina scricchiolavano piano sulla strada. Da qualche parte si sentì abbaiare un cane. A parte quello, la città era muta e immobile.

“È più un rapporto di amore-odio, credo.”

“Come mai? Perché sei ‘misto’?”

Haafu è la parola neutra giapponese che indica le persone di origine mista, una delle tante importate dall’estero e cariche di una minore connotazione emotiva.

“Sì. Sai, non mi sono mai sentito accettato fino in fondo, qui. Amavo Tokyo, ma non ero ricambiato. Immagino che il fatto di essere tornato sia un po’ patetico, come presentarsi alla porta di una ragazza che ti ha scaricato. Ma… merda, è una lunga storia.”

“Perché, devi andare da qualche parte?”

Be’, in effetti, no. Le raccontai qualcosa della mia infanzia a Tokyo. Le prese in giro, i bulli, il senso di vergogna che tormentava mio padre. “Se non sei giapponese al cento per cento, non è il posto ideale per crescere” le dissi. “Cioè, se sei al cento per cento qualcos’altro, ai giapponesi non gliene importa nulla, anzi, magari ti ammirano. Ma se sei ‘misto’… se sembri un giapponese ma non lo sei davvero… non gli piace per niente.”

Rise. “Pensi che non lo sappia?”

“Vuoi dire per via della sedia a rotelle? Sei discriminata per questo? Mi dispiace, ammetto di non averci mai pensato.”

“No, non per la sedia a rotelle. Per il fatto di essere coreana.”

Mi fermai di colpo e mi sporsi di lato a guardarla. “Sei coreana?”

“Zainichi di seconda generazione. Ed è proprio come hai detto tu.



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