ENEIDE by Virgilio

ENEIDE by Virgilio

autore:Virgilio [Virgilio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-24T20:41:26.470577+00:00


ne verrà fama; e d'un tal merto tanto

vi sarem grati, che l'ausonia terra

non mai si pentirà d'aver i figli

de la misera Troia in grembo accolti.

Io ti giuro, signor, per le fatiche,

per gli fati d'Enea, per la possente

sua destra, già per fede e per valore

famosa al mondo, che da molte genti

molte fïate (e ciò vil non ti sembri,

che da noi stessi a te ci proferiamo

e ti preghiamo) siam pregati noi,

e per compagni desïati e cerchi:

ma dai fati, signor, e dagli dèi

siam qui mandati. Dardano qui nacque,

qua Febo ne richiama. Febo stesso,

e quel di Delo, è ch'ai Tirreni, al Tebro,

al fonte di Numíco, a voi c'invia.

Queste, oltre a ciò, poche reliquie, e segni

de l'andata fortuna e del suo amore

il re nostro vi manda; che dal foco

son de la patria ricovrate a pena.

Con questa coppa il suo buon padre Anchise

sacrificava. Questo regno in testa,

quando era in solio, il gran Prïamo avea:

questo è lo scettro, questa è la tïara,

sacro suo portamento; e queste vesti

son de le donne d'Ilio opre e fatiche".

Al dir d'Ilïoneo stava Latino

fisso col volto a terra immoto e saldo

come in astratto, e solo avea le luci

degli occhi intese a rimirar, non tanto

il dipint'ostro e gli altri regi arnesi,

quanto in pensar de la diletta figlia

il maritaggio, e 'l vaticinio uscito

dal vecchio Fauno. E 'n se stesso raccolto,

"Questi è certo - dicea, - quei che da' fati

si denunzia venir di stran paese

genero a me, sposo a Lavinia mia,

del mio regno partecipe e consorte.

Questi è da cui verrà l'egregia stirpe,

che col valor farassi e con le forze

soggetto e tributario il mondo tutto".

Ed al fin lieto: "O - disse, - eterni dèi,

secondate voi stessi i vostri augúri

e i pensier miei. Da me, Troiani, arete

tutto che desiate; e i vostri doni

gradisco e pregio; e mentre re Latino

sarà, sarete voi nel regno suo

cortesemente accolti, e 'l seggio e i campi

e ciò ch'è d'uopo, come a Troia foste,

in copia arete. Or s'ei tanto desia

l'amistà nostra e 'l nostro ospizio, vegna

egli in persona, e non abborra omai

il nostro amico aspetto. Arra e certezza

ne fia di pace il convenir con lui,

e di lui stesso aver la fede in pegno.

Da l'altra parte, a mio nome gli dite

quel ch'io dirovvi. Io senza piú mi trovo

una mia figlia. A questa il mio paterno

oracolo, e del ciel molti prodigi

vietan ch'io dia marito altro ch'esterno.

D'esterna parte, tal d'Italia è 'l fato,

un genero dal ciel mi si promette,

per la cui stirpe il mio nome e 'l mio sangue

ergerassi a le stelle. Or se del vero

punto è 'l mio cor presago, egli è quel desso

cred'io, che 'l fato accenna, e 'l credo, e 'l bramo".

Ciò detto, de' trecento, che mai sempre

a' suoi presepi avea, nitidi e pronti

destrier di fazïone e di rispetto,

per gli cento orator cento n'elegge,

ch'avean le lor coverte e i lor girelli,

le pettiere e le briglie in varie guise

d'ostro e di seta ricamati e d'oro,

e d'òr le ghiere, e d'òr le borchie e i freni.

Al troian duce assente un carro invia

con due corsier ch'eran di quei del Sole

generosi bastardi, e vampa e foco

sbruffavan per le nari.



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