Fantasma alla Rossa by Maria Teresa Dalla Vecchia

Fantasma alla Rossa by Maria Teresa Dalla Vecchia

autore:Maria Teresa Dalla Vecchia [Vecchia, Maria Teresa Dalla]
La lingua: ita
Format: epub
editore: TreDieci
pubblicato: 2014-02-09T23:00:00+00:00


Accanto a lui c’era Gabriele, il giovane nipote che spesso lo accompagnava nelle sue escursioni sul fiume. Avevano già issato Mattia, Giulio e Benedetta. Stesero Genny, a ventre in giù, con la testa girata da un lato, sul fondo della barca perché rigurgitasse l’acqua inalata e le slacciarono i vestiti che si erano attorcigliati intorno al corpo. Amilcare cominciò, febbrilmente, a praticarle la respirazione artificiale mentre i compagni, affannati e grondanti, le si stringevano intorno.

― Genny! Genny, svegliati! ― invocavano.

Genny, cerea in viso, con un livido bluastro e un leggero gonfiore alla tempia, non dava alcun segno di vita. Per un lungo istante i ragazzi rimasero impietriti, in attesa. Intorno a loro gli spruzzi e il ribollire dei flutti.

― Genny, piccola, respira! ― mormorò preoccupato il vecchio continuando a comprimerle ritmicamente il dorso.

Matteo e Giulio si inginocchiarono vicino alla sorella immobile e presero a frizionarle le mani e i piedi che erano gelati.

― Genny, rispondi! ― urlavano tra le lacrime mentre anche Nichy e Benedetta le stringevano convulsamente le mani, quasi volessero infonderle la vita. Nulla.

All’improvviso un sussulto, Genny rigettò un fiotto d’acqua, emise un colpo di tosse, un respiro.

― Respira! È salva!― fu il grido unanime di tutti mentre lacrime di gioia si mescolavano agli abbracci.

― Perché strillate tanto? Che cosa succede? ― chiese Genny sollevandosi di scatto a sedere ― Ahi... che botta! ― si lamentò immediatamente portandosi comicamente le mani alla tempia e facendo scoppiare tutti in una risata in cui svaniva la terribile ansia appena provata. Ma non tutto era finito. L’istante dopo Matteo, stravolto in viso, prese a urlare: ― Elena, dov’è Elena?

Un brivido freddo percorse tutti da capo a piedi. Fulmineamente, con terrore, si resero conto che non era con loro. Si precipitarono al bordo del barcone, scrutarono la superficie tumultuosa del fiume. Della ragazzina nessuna traccia. Chiamarono con quanto fiato avevano in gola. Nichy stava per rituffarsi in acqua quando un grido, confuso dal frastuono della corrente, giunse loro da un tronco galleggiante.

― Aiuto! Non resisto più! Aiutatemi!

Elena, seminascosta, si dibatteva contro la furia della corrente, aggrappandosi disperatamente. Non era una provetta nuotatrice e quel tronco le si era parato innanzi come un’insperata ancora di salvataggio. Ma ormai sfinita, gelata, sentiva che le sue forze avrebbero presto ceduto. Si sarebbe lasciata andare.

Nichy e Gabriele si tuffarono e nuotando vigorosamente la raggiunsero. Poco dopo fu stesa, semisvenuta, accanto alla cugina.

Genny la guardò per un lungo istante. Aveva il viso livido, i capelli fradici, scompigliati e appiccicati e un’espressione spaventata negli occhi. Sembrava un pulcino smarrito e indifeso! Sentì una fitta acuta di rimorso. Era lei la responsabile dell’accaduto. L’aveva costretta a seguirli, aveva messo in pericolo la sua vita! Deglutì e tentò di ricacciare una lacrima pungente all’angolo dì un occhio.

― Perdonami... ― mormorò istintivamente in un sussurro mentre lacrime silenziose le rigavano le guance ― non potevo immaginare.

L’altra le indirizzò una debole occhiata. Non c’era ombra di risentimento o di ostilità nei suoi occhi solo un sorriso dolce, sincero che veniva dal cuore.

― Non ti preoccupare ― bisbigliò ― non è stata colpa tua.



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