Fiabe tibetane: Storie dal tetto del mondo by Autori Vari

Fiabe tibetane: Storie dal tetto del mondo by Autori Vari

autore:Autori Vari [Vari, Autori]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiabe
ISBN: 9788809796775
editore: Giunti
pubblicato: 2015-12-06T23:00:00+00:00


Gesar e Dolma ripresero a cavalcare lungo il corso dell’impetuoso fiume di Ling, tra i campi d’orzo maturo pronto per il raccolto.

Quando furono nei pressi della città, riconobbero in lontananza l’imponente figura di Tondon che sopraggiungeva dalla direzione opposta, accompagnato dalla scorta. Dolma pregò che non la riconoscesse, vestita com’era da contadina. Scambiò con Gesar un’occhiata d’intesa ed entrambi guidarono i loro cavalli a lato del sentiero, in modo che Tondon e i suoi accompagnatori potessero superarli senza impaccio. Quando si incrociarono, Gesar chinò il capo in segno di rispetto e trattenne il respiro. Poi, quando ormai lui e Dolma avevano tirato un sospiro di sollievo e stavano spronando i cavalli, Tondon gridò alla volta di Gesar: “Ragazzo nomade! Desidero parlare con te.”

Gesar sapeva che a niente sarebbe valso far finta di non aver sentito e proseguire, poiché i servitori di Gesar li avrebbero circondanti in un istante. Fece dietrofront e, con Dolma al seguito, ripercorse i pochi metri che lo separavano da Tondon. Smontò da cavallo e s’inchinò, sperando che la sua deferenza sviasse Tondon e gli impedisse di riconoscerlo.

“Hai un bellissimo cavallo” si congratulò il castaldo, che intanto valutò compiaciuto la bestia con lo sguardo. Era senza dubbio la più splendida cavalcatura che avesse mai visto e gli riportava alla mente le parole profetiche del merlo: “Scegli il cavallo migliore e l’esito della competizione sarà scontato.” Senza dubbio era quello il cavallo di cui aveva bisogno.

“Che ne diresti di vendermelo?”

In realtà Tondon dubitava di riuscire a convincere Gesar a concludere l’affare: un buon cavallo era molto più prezioso del denaro che valeva. “Se non vuole cedermelo” pensò Tondon, “dovrò escogitare un altro sistema per appropriarmene.”

Come vuole la buona creanza, Gesar si mostrò umile e sminuì le qualità del cavallo, aggiungendo che quello di Tondon era, per molti aspetti, migliore del suo. Accettò comunque di stringere la mano che il castaldo gli porgeva per fargli, di nascosto agli occhi dei presenti, un’offerta molto sostanziosa. Gesar rifiutò cortesemente tutti i rilanci di Tondon, benché la cifra proposta fosse di volta in volta sempre più interessante, finché il castaldo non si arrese all’evidenza che il nomade non avrebbe ceduto il cavallo a nessuna condizione.

“Kusho” disse Gesar. “Con tutto il rispetto che ti porto, non posso che ripeterti che non intendo vendere il cavallo.”

Tondon lasciò andare la mano del ragazzo con rabbia e con voce alterata intimò: “Voglio almeno provarla, la tua misera bestia!”

Gesar non ci pensò neppure un istante. “Sarà un onore per me e per il mio cavallo.” Avrebbe detto o fatto qualunque cosa pur di non suscitare sospetti.

I servi di Tondon si precipitarono ad aiutare il padrone a scendere da cavallo e a salire in groppa a quello di Gesar.

“Dove hai preso questo cavallo?” s’informò Tondon.

“Me l’ha dato mio zio. I suoi sono cavalli buoni.”

“E perché non vuoi venderlo, neppure in cambio di una fortuna?”

“Non posso, Kusho. Appartiene a mia madre.”

“Mi era parso di capire che fosse di tuo zio.” Tondon scosse una bottiglietta di giada sulla mano e ne inalò il contenuto.



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