Filippo Ceccarelli - Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua by Filippo Ceccarelli

Filippo Ceccarelli - Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua by Filippo Ceccarelli

autore:Filippo Ceccarelli [Ceccarelli, Filippo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-10-23T22:00:00+00:00


Frattocchie: cognosce quod immutabis

C’era quindi una vera e propria rete di scuole di partito. La più celebre alle Frattocchie, sulla via Appia, in salita verso i Castelli romani. Dietro l’inviolabile cancello sorgeva l’Istituto di studi comunisti Palmiro Togliatti, due edifici fra cui una villa con finto portico palladiano acquistata per pochi soldi nell’immediato dopoguerra, con piscina e un bel parco, viti, ulivi e sentieri di mirto che costeggiavano il pendio fin sulle rive del lago di Castel Gandolfo. Panorama rilassante, con vista sul palazzo estivo del papa.

Come stemma questo “tempio delle certezze”, definizione della studiosa Anna Tonelli, aveva un mappamondo e delle catene spezzate. Il motto era un imperativo latino: “Cognosce quod immutabis”, conosci ciò che cambierai. Fra le materie da studiare: Rivoluzione proletaria, Lotta di classe in Italia, Storia del movimento operaio internazionale. Le pagelle erano dette “cartelle segnalatrici”. Il tema di fine corso: “Cosa mi ha dato la scuola...”.

Fra i compiti che le aveva dato il temibile responsabile dell’Ufficio quadri Edoardo D’Onofrio, di cui era noto il coriaceo stalinismo, c’era pure quello di formare il carattere, il che consentiva al partito di sorvegliare la moralità e di vigilare anche sulla vita privata dell’apparato, pure favorendo matrimoni e rappattumando situazioni scabrose. Oltre alle eventuali deviazioni politiche le indagini potevano estendersi a quelle sessuali dei dirigenti, a loro volta obbligati a stendere periodiche, particolareggiate e talvolta laceranti autobiografie che finivano in archivio. Quanto funzionasse questo controllo sulla vita privata è difficile da appurare, ma certo l’Ufficio quadri si rivela come lo specchio di un partito che, almeno negli anni cinquanta e sessanta, non si arrestava di fronte a nulla regolandosi in modo totalizzante e al tempo stesso ambiguo.

Dettato dall’esigenza di rispondere alle accuse dei cattolici secondo cui i comunisti disprezzavano le famiglie e praticavano il libero amore, il puritanesimo delle Botteghe Oscure era in realtà necessariamente difensivo e anche un po’ di facciata. Sulla sua stampa il Pci scoraggiava i “coinvolgimenti disordinati” che “sottraevano energie alla causa del proletariato”, così come condannava il libertarismo corrotto della borghesia esaltando l’ordine famigliare in un tripudio di mamme, culle, pappine e neonati paffuti.

Ma poi, nel concreto, tra i capi e i dirigenti imperversavano lo stesso tradimenti, passioni, tragedie, separazioni e unioni di fatto. Le coppie regolari erano pochissime, Giorgio e Germaine Amendola, Pietro e Laura Ingrao. Per il resto del gruppo dirigente, a partire da Togliatti parecchi avevano in linea di massima abbandonato le vecchie mogli degli anni di ferro e di fuoco per unirsi con giovani donne che le avevano sostituite. Era accaduto ad Arturo Colombi, Agostino Novella, Umberto Terracini, Girolamo Li Causi, Giancarlo Pajetta, ovviamente il più spiritoso e caustico, tanto da proporre, nel 1949, di istituire un bollino speciale, cioè un contributo maggiorato per i compagni non in regola con lo stato civile. “Il partito,” spiegava, “sarebbe diventato ricchissimo”.

C’era anche il caso di Longo, esemplare, tanto scontata era l’intraprendenza erotica dell’audace vicesegretario che come nome di battaglia aveva scelto “Gallo”, e nel partito si diceva: “ ‘Gallo’ di nome e di fatto”.



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