Fiori di serra by Rosita Romeo

Fiori di serra by Rosita Romeo

autore:Rosita Romeo
La lingua: ita
Format: epub
editore: Libromania
pubblicato: 2019-09-15T00:00:00+00:00


Tesoro

Faccio scorrere tra le dita le buste della posta che ho appena preso dalle cassette nell’atrio, niente di interessante, per lo più rendiconti della banca e pubblicità. Chiamo l’ascensore ed entro schiacciando il pulsante dell’ultimo piano, sento dei passi avvicinarsi frettolosamente, metto la punta del piede tra le porte che stanno per chiudersi, si riaprono all’istante. Una giovane donna entra trafelata, indossa una tuta da casa piuttosto vissuta, i capelli sono raccolti in modo sommario, ha in mano il secchio dell’umido vuoto. È chiaro che viene dal cortile interno, dove ci sono i bidoni della raccolta differenziata. Alza il viso e rimane qualche attimo immobile, un rossore vivo le colora le guance, mormora un grazie tremante e una risatina nervosa le rimane impigliata tra le labbra. Distoglie lo sguardo, forse è imbarazzata di avere il secchio in mano e perché è vestita in modo dimesso, sarà sui ventotto.

La riconosco, è la mia timida vicina del piano di sotto, si è trasferita da poco e non ho ancora capito se la diverto o le metto soggezione, le poche volte che ci incontriamo ha sempre quel riso latente sul volto e quel rossore. Nell’insieme, è attraente. Non è bella, ma ha un viso mobile ed espressivo che attira lo sguardo, una bocca larga e carnosa e due occhi castani luminosi. Stavolta, i nostri sguardi non sono stati abbastanza sfuggenti, per un istante si sono sincronizzati.

«Buonasera» le dico, educato.

Lei si turba, alza e abbassa veloce le ciglia.

«Buonasera» risponde a voce bassa, poi sta zitta e lancia occhiate furtive allo scorrere dei numeri sulla pulsantiera. Ho il sospetto che le sembri troppo lento nell’assoluto silenzio dell’ascensore, ormai dovrà arrivare fino all’ultimo piano con me e poi scendere di uno.

Chissà qual è il suo nome? Ma non voglio innervosirla con una presentazione. Sarebbe così facile: «Siamo vicini. Io abito all’ultimo piano, lei al settimo, se non sbaglio. Mi chiamo Gabriel, e lei?». Ma no, ci sarà un’altra occasione, ora si sentirebbe in svantaggio per via del secchio, della vecchia tuta e per i capelli in disordine, lo chignon improvvisato con il mollettone messo a caso minaccia di sciogliersi da un momento all’altro.

Adoro il movimento lento dei capelli quando si sciolgono sulle spalle, lo trovo eccitante. Penso che mi piacerebbe avere con lei la confidenza per scherzare sul suo aspetto casalingo, non toglie niente alla sua grazia. La sua aria informale mi fa pensare a una piacevole intimità domestica, avvolgente, confortevole, ridente. Le do un’altra occhiata laterale avendo cura di non far trapelare quello che penso. Non che ci sia pericolo, ha gli occhi fissi a terra.

A lei, però, penserò più tardi, ho ancora la mente che trabocca di Costanza, e il suo odore addosso.

L’ascensore arriva al mio piano, faccio un cenno di saluto alla ragazza bruna, che mi guarda uscire con evidente sollievo. Scommetto che già immagina futuri incontri in cui potrà riscattarsi mostrandosi in tutto il suo fulgore, con un trucco perfetto, un abito sexy, un tacco da brivido e quel riso impertinente negli occhi.



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