Foibe rosse by Frediano Sessi

autore:Frediano Sessi [Sessi, Frediano]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 123
editore: Marsilio
pubblicato: 2007-06-16T22:00:00+00:00

GLI ULTIMI GIORNI DI NORMA COSSETTO

Adesso possiamo riprendere il racconto dal primo incontro di Norma con un giovane di nome Giorgio, e ricostruire i fatti come se accadessero davanti a noi.

La chiesa di Santa Domenica di Visinada ha da poco fatto sentire i rintocchi del mezzogiorno. È il 26 settembre del 1943. Intorno, il silenzio è rotto solo dal rumore metallico del motore di una motocicletta.

Giorgio ha messo la prima e accelera, mentre Norma si regge forte tenendosi stretta alla maniglia del sedile.

«Non così» le dice, mentre affronta la prima curva, «sarai più sicura se ti stringi a me… e non avere paura di seguire le oscillazioni della moto. Fidati, sono anni che vado su queste strade.»

«Dove mi porti?»

«Al comando partigiano di Visignano. Ti vogliono parlare.»

Giorgio è armato, e Norma con quel suo abbraccio obbligato, mentre stringe le mani sui fianchi del giovane, sente con la pancia il ferro duro della canna di una rivoltella, riposta nella cintura dei pantaloni.

«A che cosa ti serve un’arma?» il suo tono è amichevole e di rimprovero. In fondo è pur sempre la sua ex professoressa di lettere.

«Lo sai anche tu che siamo in guerra… e solo all’inizio» le risponde, alzando il tono della voce per coprire il rumore della motocicletta. «Credo proprio che tutti… e ripeto tutti, debbano darsi da fare per salvare la nostra Istria dall’invasione delle belve. Lo sai, vero, che i tedeschi sono alle porte?»

«Non sono d’accordo. Mio padre, pur di fede fascista…»

«Senti, Norma, lascia stare tuo padre, perché è proprio lui il problema più spinoso che dovrai affrontare al comando» la interrompe Giorgio, decelerando per affrontare una curva a gomito.

«Ma tu lo sai bene che non ha mai fatto del male a nessuno! Ha sempre avuto amici anche della vostra parte. Ma adesso sembra proprio che tutto sia piombato nel caos e nel terrore… per non parlare delle libertà che si sono presi certi tuoi compagni in casa nostra. Ci hanno rubato quel che potevano: denaro, cibo, gioielli, vestiti, biancheria e mille altre cose… inoltre ci hanno minacciate e spaventate, impedendoci di muoverci liberamente. Se questa è la strada da percorrere per la salvezza dell’Istria, come dici tu, stiamo freschi!» Norma parla in modo concitato e con un nervosismo crescente che denuncia lo stato di ansia e di paura in cui si trova, mentre si avvicinano alla sede del comando.

Per la strada, gruppi di contadini armati, fienili in fiamme, gente comune trascinata a forza con mani e piedi legati: prigionieri dei tribunali popolari.

«E che cosa vorresti fare, una volta al comando? Protestare perché le vostre proprietà sono state “rubate”? Ricorda, Norma, che se tuo padre non ha fatto niente di male come fascista, e questo è tutto da dimostrare, è pur sempre un “possidente” come dite voi… un capitalista che dovrà giustificare le sue ricchezze al popolo. Non si diventa ricchi senza rubare… e così se qualcuno si riappropria di una parte del valore che gli è stato sottratto, compie soltanto un atto di giustizia.» Erano ormai arrivati alla meta e Giorgio stava sistemando la motocicletta.

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