Franco Battiato. Lascia tutto e seguiti by Roberto Tardito

Franco Battiato. Lascia tutto e seguiti by Roberto Tardito

autore:Roberto Tardito [Roberto Tardito]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Lindau
pubblicato: 2023-07-30T00:00:00+00:00


Viva la gioventù, che fortunatamente passa

La nostalgia del passato, vissuto e non

Sono tante le immagini del passato che Battiato descrive nelle sue canzoni. Talvolta sono autobiografiche, ricordi della propria infanzia e della propria giovinezza. Altre volte sono momenti legati al passato di qualcun altro, ma raccontati in prima persona, come nel caso di Prospettiva Nevski. È qui che Franco confonde le idee, perché spesso i piani si sovrappongono, apparendo all’ascoltatore come esperienze realmente vissute. Ad esempio, quando scrive Lettera al Governatore della Libia, originariamente interpretata da Giuni Russo nel suo album ENERGIE, Battiato intende raccontare un avvenimento storico inventato come se fosse realmente accaduto, aggiungendo molti dettagli e riferimenti storici a personaggi realmente esistiti come Rodolfo Graziani (1882-1955), Governatore della Libia tra il 1940 e il 1941.

I trafficanti d’armi occidentali

passano coi ministri a fianco alle frontiere,

andate a far la guerra a Tripoli.

Nel cielo vanno i cori dei soldati

contro Al Mukhtar e Lawrence d’Arabia

con canti popolari da osteria.

Lo sai che quell’idiota di Graziani

farà una brutta fine.

Ho scritto già una lettera al Governatore della Libia.

Non è una storia vera. La chiamerei un gioco. Mi ha sempre divertito rivisitare la storia in forma di ricordo inventato. L’ho fatto anche in Prospettiva Nevski, quando canto che «per caso vi incontrai Igor Stravinskji». Nella Lettera al Governatore della Libia ho immaginato il periodo di dominazione italiana, il colonialismo visto dall’ambiente dei consolati.

Prendiamo poi ad esempio la descrizione di una spiaggia completamente vuota, preda del caldo estivo. Summer on a Solitary Beach, che apre il fortunatissimo album LA VOCE DEL PADRONE, racconta un ambiente in controtendenza rispetto alle spiagge affollatissime degli anni ’80, invase da turisti di ogni provenienza. I tratti autobiografici sono evidenti, legati ad un periodo lontano. Tutto sembra immobile, ad eccezione di pochissimi elementi: i rumori lontani di un cinema, un grido, un minatore di passaggio. Si arriva così a percepire un qualcosa di metafisico nell’ambiente stesso.

Passammo l’estate su una spiaggia solitaria

e ci arrivava l’eco di un cinema all’aperto

e sulla sabbia un caldo tropicale dal mare.

E nel pomeriggio quando il sole ci nutriva

di tanto in tanto un grido copriva le distanze

e l’aria delle cose diventava irreale.

Mare, mare, mare voglio annegare

portami lontano a naufragare.

Via, via, via da queste sponde

portami lontano sulle onde.

Anche in Aspettando l’estate troviamo elementi estivi che riportano a una certa immobilità contemplativa, che, insieme alla musica e al canto, diventa vitale per riuscire a superare la perdita di una persona cara. La canzone, forse dedicata al ricordo della madre, si chiude nell’assoluta e rassicurante certezza che ci si potrà incontrare di nuovo, un giorno, in altre dimensioni.

L’allegrezza del vento

fuga i cattivi pensieri

mentre ogni ombra fugge via

le giornate si accorciano

la sera i fuochi inondano

i dintorni di luce.

La tristezza non prevale su me

col canto la tengo lontana.

Le giornate si allungano,

sto aspettando l’estate.

Anche se non ci sei

tu sei sempre con me

per antiche abitudini,

perché ti rivedrò

dovunque tu sia.

Stavo improvvisando un brano, che poi è diventato Aspettando l’estate, e mi era piaciuta una frase musicale che avevo trovato. Le parole ancora non c’erano ma sulla scrivania



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