Fronte Sud by Ennio Tomaselli

Fronte Sud by Ennio Tomaselli

autore:Ennio Tomaselli [Tomaselli, Ennio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Manni
pubblicato: 2022-04-19T22:00:00+00:00


Caccia al cinghiale

Se Dio vuole, ci siamo. Dovrebbe essere finito per sempre il tempo delle attese snervanti. Sono a Neghelli, che è stata presa il 20 gennaio. È a più di 1000 chilometri da Mogadiscio e quindi il Fronte Sud non solo si è mosso, ma lo ha fatto alla grande, come nello stile di Graziani, nostro condottiero. Insomma, il Rubicone è stato passato... Una grande vittoria, questo è fuor di dubbio.

La guerra ha richiesto, però, un inevitabile tributo di sangue anche per noi. A cui si è aggiunta una cosa dolorosissima, di cui scrivo qui per dovere di milite. Non farlo sarebbe come volerla ignorare, mentre farlo, con il turbamento che ciò comporta, è un omaggio, per quanto misero, al sacrificio dei nostri eroi. Ebbene: ne seppellimmo i corpi con tutti gli onori possibili nella contingenza bellica, scavando questa dura terra fino ad una profondità che ritenevamo inaccessibile. Pensavamo di avere, così, preservato in eterno le spoglie di questi Caduti. Illusi, perché siamo poi venuti a sapere che in quel luogo selvaggio le iene – belve ignobili quant’altre mai – erano riuscite a scavare sino a quella profondità.

Questo orrore me ne richiama alla mente un altro, pur di ben diversa natura: si parla apertamente della belluina “usanza” del nemico abissino, ove abbia fatto prigionieri, di sottoporli a crudeli sevizie, fra cui l’evirazione. La consapevolezza di ciò dovrà allenarmi ad essere pronto, nel momento dell’eventuale periglio, a scelte estreme e necessariamente immediate: un colpo del mio moschetto o un fendente del fido pugnale sarà l’ultimo atto della mia breve vita, ma anche l’unico modo per sottrarmi alle infamie del nemico e, così, sconfiggerlo per quanto possibile ad un singolo milite. Che deve sottrarsi ad un’ulteriore sua insidia: l’uso dei micidiali proiettili “dum-dum”, che esplodono nelle carni del ferito.

Oggi cesso, con ciò, di scrivere. Dalla mia mente e dalla mia penna sono sgorgati pensieri non certo allegri, ma avanzare significa, in guerra, anche procedere con coerenza nel solco del coraggio spinto, se necessario, all’estremo sacrificio. Nel nome del Popolo d’Italia e del Fascismo!

Neghelli (A.O.I.) – Fronte Sud, 27 gennaio 1936

(Anno XIV E.F.)

«Bene. Allora andiamo a Roma».

«Certo, ma tu fai ancora uno sforzo per mostrarti, almeno, un po’ meno torvo, Amadi. L’ingresso nell’Urbe non sarà certo la rivincita di quello italiano ad Addis Abeba, però Omari e Hayat dovremmo trovarli. Sarà una bella compagnia e una consolazione per Yunus, oltre che per noi».

Erano passati due giorni e faticosamente Amadi accennava a riprendersi. Si trovavano ancora a Marina di Camerota perché Malavoglia, pur ardendo dal desiderio di tornare da Elettra, aveva valutato che rimanere per un po’ in quel posto sul mare, con Alex, Margherita e la marescialla Amendolia sempre disponibili, era necessario sia per Yunus che per il professore. La morte di Kofi aveva inciso in particolare su Amadi, torturato dai sensi di colpa, pur mascherati da qualche estemporanea uscita polemica del suo repertorio. Ora, comunque, si davano del tu.

In quegli ultimi giorni erano, d’altronde, giunte buone notizie da Terry, la vera



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