Giacosa Giuseppe - 2010 - Una Partita a Scacchi: Il Trionfo D'amore by Giacosa Giuseppe

Giacosa Giuseppe - 2010 - Una Partita a Scacchi: Il Trionfo D'amore by Giacosa Giuseppe

autore:Giacosa Giuseppe
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: History, General
ISBN: 9781145051003
editore: Nabu Press
pubblicato: 2010-02-21T23:00:00+00:00


Fernando:

Vecchio, sei grande e nobile, come nessun fu mai;

Dirò superbo un giorno: lo vidi e gli parlai.

La tua grave parola fu quella di un veggente.

Sì, le tue sagge norme le terrò fisse in mente.

Però la mia fortuna alla tua non somiglia,

Tu avesti in sorte un nome, un tetto, una famiglia.

Fu la scuola di un padre che t'educò alla vita,

E sprone alle grandi opere fu la grandezza avita.

L'armi pria che un cimento ti furono un trastullo.

Io crebbi solo, un orfano no, non è mai fanciullo.

Nell'età dei sorrisi, dei baci e degli incanti

Non conobbi che l'ire, non conobbi che i pianti.

Io non avevo un nome, che per sacro legato

Dovessi far più illustre o serbare onorato,

Io non avevo un padre, che premio al mio valore,

Baciasse in sulla fronte il giovin vincitore.

Di ritorno dal campo, triste conforto m'era

La venale larghezza di una soglia straniera.

Quanto le glorie illustri di tanti avi ti fenno,

Guadagnarlo dovetti coll'opera e col senno;

Nessun l'onor m'apprese, nessun m'apprese Iddio;

L'onor, l'armi, la fede sono retaggio mio.

Lasciai lembi di carne in più di una tenzone,

Lasciai lembi di cuore al piè d'ogni blasone.

Fidente nel mio fato, invido mai non fui,

Sotto l'acerbo insulto della grandezza altrui.

Superando gli ostacoli che incontravo per via,

M'era fonte di orgoglio la solitudin mia

Ed or che, me volente, s'appiana il mio sentiero,

Or che son fatto paggio e diverrò scudiero,

Or che, mercé maggiore d'ogni maggior tesoro,

Son presso al battesimo degli speroni d'oro,

Vuoi ch'io sappia frenarmi e rimanermi muto?

No, no, no, nol posso, per tanti anni ho taciuto!

Son forte, la mia spada nessuno al mondo agguaglia,

E non è lieve impresa lo sfidarmi a battaglia.

Freccia non esce invano mai dalla mia faretra,

E nella più minuta delle mire pènetra.

S'io gli imposi il cappello, il falco mai non erra,

E torna colla preda vittorioso a terra.

Né dell'arti gentili la scienza obliai

E so dal mio liuto trarre sirvente e lai;

Di sonanti ballate so far velo al pensiero,

So raccontar d'amore al par d'ogni troviero;

Spezzai più d'una lancia correndo la gualdana,

Più d'uno sguardo ottenni di bella castellana.



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