Giorgio De Chirico. Gli anni quaranta by Elena Pontiggia

Giorgio De Chirico. Gli anni quaranta by Elena Pontiggia

autore:Elena Pontiggia [Pontiggia, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2021-12-15T23:00:00+00:00


Ippolito con cavallo, 1947 ca., collezione privata.

Perseo con cavallo, 1947-1948, collezione privata.

SCHEDA 4

Autoritratto in costume del Seicento (Autoritratto in bleu), 1946

Olio su tela, 82,5×58 cm.

Firmato e datato in basso a destra “G. de Chirico/1947”.

GNAM, Roma.

Esposizioni (anni quaranta): Roma, Galleria dell’Obelisco, dicembre 1947; Londra, Royal Society, 5 maggio-15 giugno 1949, n. 400; Venezia, Palazzo Giustinian, settembre 1949.

Bibliografia (anni quaranta): Pieroni (1946), p. 1; An. (1947a), p. 1; Nonveiller (1947), p. 12; Premoli (1947); Bellonzi (1947); m.b. (1948); “La Settimana Incom”, 14 gennaio 1948 (filmato); Chirico Looks at Modern, “The Daily Telegraph”, 6 maggio 1949; Far (1949), p. 18; De Chirico espone, “Il Popolo del Veneto”, 1o luglio 1949; “Die Kunst und das schöne Heim”, ottobre 1949, p. 12.

Il 18 aprile 1946 esce sulla “Fiera Letteraria”, che aveva appena ripreso le pubblicazioni, l’intervista Idee, paradossi e umori di Giorgio de Chirico. L’intervista, concessa ad Alfredo Pieroni, è illustrata con l’Autoritratto in costume del Seicento, il “più recente autoritratto” dell’artista, come si legge nella didascalia.

Nel dipinto, a cui apporrà successivamente l’erronea data 1947, de Chirico si era ispirato, come racconta lui stesso nelle Memorie, a un costume e a un cappello del Teatro dell’Opera, che a loro volta imitavano la moda del Seicento. “Lo considero una delle migliori pitture che io abbia eseguito,” dirà (Memorie: 208). La figura massiccia e imponente dell’artista domina tutta la composizione, lasciando uno spazio più ridotto del solito allo sfondo, in cui si scorge un frammento di paesaggio punteggiato da qualche albero, mentre il cielo, per contrasto con i toni celesti del vestito e del cappello, non è azzurro, ma grigio. La minutaglia di segni argentei del costume insinua nell’opera un senso di movimento, accentuandone i valori luministici. In un’intervista del 1947 de Chirico dirà dell’Autoritratto: “Io cerco soggetti difficili da rendere pittoricamente. Ed è così che mi piace dipingere un costume come questo, dove la foggia e la stessa seta combinano riflessi e giochi di luce assai ardui a riprodurre sulla tela.” Nel 1970 scriverà invece un commento divagante dell’opera: “Mi è accaduto di indugiare nel mio studio, la sera, quando scende la notte, senza accendere le luci. Ed allora io mi smarrisco in fantasticherie bizzarre di fronte allo spettacolo dei miei quadri che sprofondano in una nebbia sempre più oscura e sempre più densa.”*

Il cappello secentesco e il colletto di trina ritornano identici in due autoritratti successivi: un disegno, datato 1948, e una tempera dello stesso periodo, sul cui retro compare, di pugno dell’artista, il titolo Autoritratto in costume del Cinquecento. E il disinvolto cambio di secolo dimostra quanto poco a de Chirico interessasse una ricostruzione filologica del passato.

Quando il dipinto viene esposto a Roma all’Obelisco, nel 1947, un cronista critica il particolare delle mani, che stranamente gli sembrano sfatte: “Perché costringerci a [...] pararci gli occhi per non vedere nel grande Autoritratto le mani in decomposizione?”**

Autoritratto in costume del Seicento, 1948, collezione privata.



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