Giotto coraggio by Paolo Casadio

Giotto coraggio by Paolo Casadio

autore:Paolo Casadio [Casadio, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Manni
pubblicato: 2023-12-11T23:00:00+00:00


L’arciprete

«Porto buone notizie» esordì don Jeffe.

Andrea pensò subito all’esito delle lagnanze di sua madre su Giotto, e si sbagliava.

Regina, nascosta dietro alle tendine bianche, osservava l’incontro, aspettandosi risultati mirabolanti dall’intervento del prete. Il colloquio tra i due si svolgeva nel giardino a voci bassissime, e lei non capiva nulla. L’espressione della figlia, dapprima sollevata e poi pensierosa, le rafforzò il senso di un messaggio raccolto e compreso.

«La faccenda dell’inglese, per nostra fortuna, può dirsi chiusa. L’ufficiale tedesco che indagava è stato ucciso in un attacco aereo. Persona degna di fiducia mi ha assicurato che l’inchiesta è morta con lui».

«Com’è possibile?» scosse la testa incredula. «Avrà pure riferito a qualcuno, non credete?»

«Era una SS. Sfuggono a ogni regola gerarchica. Si sentono superiori a tutti e sono molto individualisti. Ciascuno di loro combatte una guerra personale, ideologica e razzista» ragionò don Jeffe.

«Ci si può fidare della vostra persona di fiducia?»

«Assolutamente. Ma non chiedetemi la sua identità».

L’arciprete diede un respiro profondo, come dovesse prendere la rincorsa.

«C’è dell’altro. Riguarda quel che presto succederà, e potrebbe riguardare anche voi».

«Me?» si sorprese Andrea indicandosi.

«Lo stesso ufficiale tedesco voleva gli elenchi di chi non aveva mai preso la tessera del partito. E quindi dovreste essere tranquilla anche sotto questo aspetto. Ora, ascoltatemi…»

L’arciprete espose fatti e considerazioni. In parte erano della persona di fiducia e in parte sue. Parlò schietto, non nascondendo i rischi. E chi non correva rischi nel momento presente? Riportò argomenti e valutazioni con l’asciuttezza tipica delle sue omelie. Andrea ascoltò.

«Che ne pensate?»

«Appunto. Devo pensarci» mormorò.

Don Jeffe le prese una mano tra le sue.

«Non sarete sola».

«E chi ci sarebbe con me? Lo spirito santo?»

L’arciprete sorrise. Un sorriso enigmatico e soddisfatto.

«Dimenticate che posso entrare in tutti gli ospedali».

Se le parole di don Jeffe erano confermate, in quel lembo di terra tra lago e montagna tutto sarebbe cambiato ben più dell’immaginabile. E tutti, in qualche modo, ne sarebbero restati coinvolti.

Era trascorsa poco più di una settimana dal suo ritorno da Ravenna. Una settimana densa di mutamenti, e s’accorgeva come questa nuova diversità, questa nuova vita, facesse perno su Giotto. L’aveva un po’ travolta. Adesso occorrevano i binari.

Ai primi di ottobre la scuola sarebbe ricominciata. Giotto avrebbe avuto orari precisi e compiti da fare. Lei si sarebbe potuta cercare un lavoro qualunque ma sicuro, magari in qualche ufficio pubblico, che le permettesse di affittare casa per conto suo. E invece si conosceva. Non soltanto desiderava fare quel che aveva studiato, ma contrappesava l’aliquota di rischio descritta dall’arciprete con il convincimento intimo di adempiere a un dovere morale.

«Giotto, dormi ancora?»

«No» uscì dalla coperta la voce assonnata.

«Come ti senti?» gli chiese, sollevando la trapunta dalla testa del bambino.

«Bene…»

«Non vorrai stare a letto tutto il pomeriggio, spero».

No, Giotto non voleva restare a letto. S’era però addormentato in un sonno greve, denso di sogni. E nei sogni vedeva sua madre, e ogni immagine diventava una carezza mai dimenticata. Così risvegliato osservava la stanza come qualcosa di sconosciuto che andava messo a fuoco. Si stropicciò gli occhi.

«Dobbiamo fare pace con la nonna. Cosa ne dici se andiamo a prendere il gelato insieme?» propose Andrea.



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