Giuseppe Dossetti by Paolo Pombeni

autore:Paolo, Pombeni [Pombeni, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Saggi
ISBN: 9788815313911
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2013-10-14T22:00:00+00:00

Queste riserve non si erano mai spente fra le componenti conservatrici delle gerarchie. Il successo poi della scalata di Gedda ai vertici dell’Azione Cattolica adesso confermava che esse stavano guadagnando potere[5].

Del resto l’acuirsi della tensione internazionale a seguito della guerra di Corea aveva portato al definitivo abbandono della pregiudiziale antifascista che aveva animato anche la componente occidentale dell’alleanza delle Nazioni Unite nella seconda guerra mondiale: lo si vide emblematicamente nel riconoscimento che gli Stati Uniti concessero nel 1951 al regime di Franco, che, secondo la visione che aveva animato la vittoria sul nazifascismo, avrebbe dovuto essere abbattuto come gli altri che avevano avuto radice nelle dittature di estrema destra. Di conseguenza era mutata anche la posizione del Vaticano, ormai conquistato alla battaglia anticomunista non più come antica battaglia religiosa, ma anche come battaglia politica.

Fu in questo clima che si presentò la questione di arrivare a un qualche intervento sulla composizione del governo: le amministrative erano andate male per la DC che aveva perso oltre un milione di voti rispetto alle politiche. In giugno De Gasperi parlava ancora di rimpasto e pensava di farlo dopo il Consiglio nazionale del partito. Dal diario di Fanfani sappiamo che lo statista trentino ne parlò anche con lui, ventilando la possibilità di chiamare Dossetti nella compagine. Questi però confermò al politico aretino la sua intenzione di lasciare la direzione.

Finalmente si arrivò alla convocazione del Consiglio nazionale dal 29 giugno al 3 luglio a Grottaferrata. In questa sede, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare, non c’è affatto un atteggiamento rinunciatario o di «ritiro» da parte di Dossetti, che anzi apre un fronte di battaglia completamente politico. Certamente, e lo si vede bene dai verbali, anche la componente della cosiddetta «maggioranza» era decisa a dare battaglia per sbarazzarsi una volta per tutte dei dossettiani.

Gonella nella sua relazione di apertura, che ha già in vista le elezioni politiche del 1953 con i problemi che comporta il mutato clima nel paese, insisteva di fatto su un punto[6]: «Il partito per noi è tutto. Se esso crolla, crolla lo stato democratico». Era l’icastica rappresentazione di quella che diventerà la filosofia della DC nella sua identificazione con la stabilizzazione postbellica e nella sua autoreferenzialità che la costituiva in «classe politica».

Questa era di fatto la linea che riuniva alla fine tutti, esclusa l’ala più fedele all’ispirazione originaria di Dossetti, che, come ho cercato di evidenziare, non era interessata a tale prospettiva[7]. Per questo gli intervenuti della maggioranza (Andreotti, Scelba) sottolineavano l’inaccettabilità delle correnti, cioè del dossettismo, che poneva continuamente problemi di identità, di interpretazione della storia e via dicendo, cose che non servivano a raccogliere il consenso popolare e che aprivano varchi a discussioni e dubbi. Questo non significa che in realtà tutti fossero contrari in senso proprio alle correnti: Gronchi, che pure ne aveva una sua, voleva che comunque queste non esprimessero i dissensi «all’esterno» del partito (il che significava, in basic Italian, che si doveva litigare su questioni di potere e posizione, non di ideologia); Taviani respingeva come

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