Gli abusi della memoria by Tzvetan Todorov

Gli abusi della memoria by Tzvetan Todorov

autore:Tzvetan Todorov [Todorov, Tzvetan]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788883539527
editore: Meltemi
pubblicato: 2018-10-24T10:40:54+00:00


Singolare, incomparabile, superlativo

Sono tuttavia numerosi coloro che rifiutano la me­moria esemplare. Il loro argomento abituale è: l’avveni­mento di cui parliamo è assolutamente singolare, perfettamente unico, e se cercate di compararlo ad altri, ciò si spiega col vostro desiderio di profanarlo, oppure di attenuarne la gravità. Questo argomento è particolarmente frequente nel dibatti­to sull’ebreicidio [judéocide] perpetuato dai nazisti nella Secon­da guerra mondiale, in quello che oggi si chiama, per sottolinearne la singolarità, l’“olocausto”, o la “Shoah”. Mi è così capitato, nel dicembre del 1993, di recarmi a un convegno organizzato dal museo di Auschwitz, in Po­lonia, concernente “L’unicità e l’incomparabilità dell’Olocausto”.

Dire che un avvenimento come l’ebreicidio è al con­tempo singolare e non paragonabile, è un’affermazione che ne nasconde probabilmente un’altra, in quanto essa è, presa alla lettera, o troppo banale o assurda. Infatti, ogni avvenimento, e non solo il più traumatiz­zante di tutti, è assolutamente singolare. Per restare nel registro dell’orribile, non è unica la distruzione quasi integrale della popolazione di tutto un continente, l’America, nel xvi secolo? Non è unica la massiva riduzione alla schiavitù della popolazione di un altro continente, l’Africa? L’imprigionamento di quindici milioni di detenuti nei campi di concentramento staliniani non è unico? Del resto si potrebbe anche dire che, se li si esamina suffi­cientemente da vicino, anche gli avvenimenti gioiosi non sono meno unici degli orrori.

A meno che non si intenda, per un altro verso, per “comparazione”, identità o almeno equivalenza, non si capisce in nome di quale principio valido nel di­battito pubblico sia possibile rigettare ogni paragone tra un avvenimento e un altro. Parlo di “dibattito pubblico”, perché è chiaro che, in altre circostanze, l’uso della comparazione può rivelarsi sconveniente, se non offensivo. Non si andrà certamente a dire a una perso­na che ha perso il proprio figlio che il suo dolore è para­gonabile a quello di molti altri sfortunati genitori. È ne­cessario insistere su tale argomento e non trascurare questo punto di vista soggettivo: per l’individuo, l’esperienza è necessariamente singolare e, del resto, la più intensa di tutte. Vi è un’arroganza della ragione, insopportabile per l’individuo, che si vede deprivato della sua esperienza e del senso che egli le attribui­va in nome di considerazioni a lui estranee. Si capisce anche che colui che è coinvolto in un’esperienza mistica rifiuti, per principio, ogni comparazione della sua esperienza, ovvero ogni uso linguistico sull’argomento. Essa è, e deve restare, indicibile e irrappresentabile, incomprensibile e inco­noscibile, perché sacra.

Questi atteggiamenti, di per sé, meritano tutto il nostro rispetto, ma sono estranei al dibattito razionale. Per quest’ultimo, invece, la comparazione, lungi dall’escludere l’unicità, è anzi il solo mezzo per fondarla: co­me si può infatti affermare che un fenomeno è unico se non l’ho mai paragonato a nient’altro? Non vo­gliamo essere come quella sposa di Usbek, nelle Lettres persanes di Montesquieu, che nello stesso tempo gli dice di essere il più bello degli uomini e di non ne averne mai visti altri. Chi dice paragone dice somiglianze e differenze. Parlando dei misfatti del nazi­smo, vengono in mente diversi confronti e ci con­sentono tutti – anche se con gradazioni diverse – di pro­gredire nella comprensione.



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