Gli impudenti by Marguerite Duras

Gli impudenti by Marguerite Duras

autore:Marguerite Duras [Duras,Marguerite]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-02-27T00:00:00+00:00


Capitolo 10 parte II

L’acqua era così fredda che nel giro di poco Maud non si sentì più le dita. Ritrasse la mano, la posò nell’erba fitta che, per contrasto, le parve tiepida.

Nel silenzio che regnava vicino al fiume, sentiva il suono dei propri singhiozzi. Dopo poco provò a rannicchiare le gambe, ma le faceva troppo male; stessa cosa quando tentò di alzarsi. Allora, con cautela, rannicchiò le membra verso di sé, nella cavità che formava il suo corpo ripiegato, trovandovi una certa dolcezza, come se avesse avuto compassione per sé stessa.

Nonostante fosse maggio, era ancora molto difficile riscaldarsi in quella rientranza fradicia del Dior, dove di notte la terra diventava molle come una spugna umida. Aveva il vestito e la biancheria incollati alla pelle, ma fu soltanto quando uscì dalla sua immobilità che il freddo improvvisamente la penetrò e la fece rabbrividire. Non era triste, ma stanca, di una stanchezza che il freddo rendeva dolorosa.

Presto caddero le prime gocce del temporale. Doveva rientrare. Pensava, con stupida ostinazione, al letto in cui si era ritrovata dopo lo svenimento.

La sua camera a Uderan era aperta? Poteva andare da Georges Durieux? No, tutto, ma non un ritorno che avrebbe mal interpretato…

Andare alla masseria? Svegliare la figlia dei mezzadri bussando alle imposte? I domestici si sarebbero scomodati per riceverla e inventare un pretesto le sembrava al di sopra delle sue forze.

Quindi, nessun altro riparo se non la notte per resistere fino al mattino.

Non le passò per la mente neanche per un minuto di tornare a casa Pecresse. Quell’eventualità adesso le sembrava talmente impossibile che non ci pensava nemmeno.

Il Dior scorreva accanto a lei, virile e giovane, tra i suoi argini fedeli. Le sarebbe bastato rotolare su sé stessa. L’avrebbe subito afferrata, trascinata. Ma non ci pensava nemmeno, e a parlarle di suicidio lei si sarebbe stupita perché nessun pensiero di eroismo offuscava la sua disperazione. Si alzò a fatica e si inerpicò su per la piccola collina della ferrovia. La pioggia cadeva e l’accecava. Avanzava a grandi passi incespicando, puntando i piedi nelle zolle umide, attraversò i binari, poi la strada. Una luce intensa la avvolse per un attimo nel suo fascio e passò a tutta velocità con il suono di un motore. Non si raddrizzò e continuò a trascinarsi verso Uderan.

Al momento di percorrere il viale in salita del parco, le sembrò di intuire la presenza di qualcuno nei pressi della casa. Continuò a camminare senza preoccuparsi. Di fronte alla porta chiusa, si fermò: “Lo sapevo, oggi pomeriggio hanno messo il catenaccio per impedirmi di entrare,” disse.

Cercò di girare la maniglia, ma senza successo. Appoggiandosi al battente, cominciò a picchiare con tutto il corpo. Dopo ogni colpo, aspettava, sapendo però che nessuno avrebbe risposto e quanto era stupido il suo accanimento.

All’improvviso volò un nome, non seppe da dove, una voce attenta a non spaventarla.

Si immobilizzò e rispose con una voce appena sorpresa. Una vaga preoccupazione si impadronì del suo viso, paralizzato dall’attenzione.

“Maud, cosa ci fai qui? Sei impazzita? È tutto il giorno che ti aspetto.



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