Gli ottimisti muoiono prima by Susin Nielsen

Gli ottimisti muoiono prima by Susin Nielsen

autore:Susin Nielsen
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Castoro Editrice
pubblicato: 2020-04-23T00:00:00+00:00


20

La mattina dopo, non riuscivo a smettere di canticchiare Walking on Sunshine, di Kathrina & the Waves. Di solito mi piaceva sbeffeggiarla quella canzone, perché se uno camminasse letteralmente sul sole finirebbe carbonizzato. Eppure non riuscivo a togliermela dalla testa.

«Qualcuno, qui, è di buonumore», ha commentato papà mentre finivamo di fare colazione. Indossava la maglietta di Billie Holiday. Anche mamma ne portava una delle sue preferite: MI PIACCIONO I LIBRONI E NON LO NASCONDO.

«Quindi ti sei divertita ieri sera?», mi ha chiesto lei. Ferdinand le stava tutto allungato sulle gambe.

Io le ho sorriso, facendo di sì con la testa. «Che avete fatto voi due, invece?» Era la prima volta dopo secoli che avevano la casa tutta per loro.

«Io ho letto il nuovo libro di Kate Atkinson», mi ha risposto mamma.

«Io ho sistemato i miei dischi in ordine alfabetico», mi ha risposto papà.

«State scherzando?»

Nessuno dei due è riuscito a guardarmi negli occhi. Papà si è alzato. «È ora di andare in ufficio. Ho…»

«Un sacco di scartoffie arretrate, sì, sì, sì. Voi due ve lo ricordate che il vostro ventesimo anniversario si sta avvicinando a grandi falcate, vero?»

Il diciannovesimo era stato un disastro. Mamma aveva regalato a mio padre un libro sul barbecue, quando noi non abbiamo né un terrazzo, né un barbecue. Ovvio che l’aveva preso all’ultimo minuto nel negozio dove lavora. Papà non le aveva regalato nulla, nemmeno un biglietto.

«Ce lo ricordiamo», mi ha risposto mamma. «Ora lasciaci respirare!»

Sono rimasta zitta. Francamente, mi sembrava quasi di dover gestire due impiegati fannulloni. Cercavo in continuazione di spingerli a dare il massimo, ma venivo ricambiata sempre con il minimo indispensabile.

Se fossero stati davvero miei sottoposti, li avrei licenziati già da diverso tempo.

Mezz’ora dopo, mia madre era uscita perché aveva il turno di volontariato alla Feline Rescue Association, e io me ne stavo in camera mia a guardare video di gatti su YouTube. Ce n’erano alcuni nuovi, postati sotto la dicitura Concorso Micior cibo per il Micior video. Alcuni erano vagamente divertenti, ma non riuscivo a stare concentrata. La vocina nella mia testa si faceva sempre più forte.

Quello che è successo ieri sera significherà qualcosa? Piaccio a Jacob come lui piace a me? Ma chi voglio fregare? Come se a un ragazzo come lui potesse interessare una come me! OH DIO, SONO UN’IDIOTA!

E via così.

Proprio quando ero riuscita a convincermi che non l’avrei mai più sentito, dal telefono è arrivato un ding.

Jacob.

Sto montando il video di Ivan. Mi dai una mano?

Nessuna esitazione da parte mia.

Sì.

Ok, lo ammetto, non abbiamo lavorato sul video. E non abbiamo parlato del video. Non l’abbiamo nemmeno tirata fuori la parola video.

I genitori di Jacob erano andati alla galleria d’arte. Lui mi ha tirata in casa e poi via, lungo il corridoio fino in camera sua, lasciando la porta socchiusa. E siamo collassati sul letto.

Questa volta non ci siamo fermati al bacio.

Non riuscivo a staccarmi da lui. Mi ha infilato la mano vera sotto alla maglia e io gli ho infilato la mia sotto alla sua.

Poi abbiamo sentito la porta d’ingresso aprirsi e i suoi genitori gridare un «ciao» mentre entravano.



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