Gli Sforza. Il racconto della dinastia che fece grande Milano by Carlo Maria Lomartire

Gli Sforza. Il racconto della dinastia che fece grande Milano by Carlo Maria Lomartire

autore:Carlo Maria Lomartire [Lomartire, Carlo Maria]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788804688150
Goodreads: 40222999
editore: Mondadori
pubblicato: 2018-05-21T22:00:00+00:00


IX

IL GOVERNO DEL DUCA

«Questa non è la residenza dei duchi di Milano, questo è l’Arengo, qui si è insediato il governo dei ventiquattro Capitani della sciagurata repubblica. Noi dobbiamo stare al castello, è quella la sede ducale, dobbiamo ricostruire il Castello di Porta Giovia distrutto in quegli anni di fame e sangue da una plebaglia accecata dall’odio e guidata da un manipolo di nobili inetti.» Mentre pronunciava queste parole durissime Bianca Maria era calma ma perentoria, anche perché sapeva che in realtà suo marito era d’accordo. Si erano sistemati nell’Arengo al Broletto, ne avevano fatto un palazzo ducale, sebbene provvisorio, e quella sera vi stavano consumando una delle loro prime cene, finalmente insieme.

Con loro era anche Agnese, che aveva scelto Pavia come sua residenza permanente, soprattutto per non dare l’impressione di voler in qualche modo influenzare la figlia nel suo nuovo ruolo di duchessa. La del Maino era venuta a Milano non di sua iniziativa ma dietro le insistenze e l’affettuoso invito della figlia e di Francesco, che molto stimava la suocera, della quale apprezzava i consigli e soprattutto la profonda conoscenza della società milanese.

Ma in più, per Agnese il genero provava anche sincero affetto. Benché avesse dieci anni più di lei, sentiva la madre di sua moglie quasi anche come una mamma adottiva, una tardiva sostituta di quella Lucia Terzani – comunque amatissima –, i benefici effetti del cui amore troppo poco aveva potuto sentire, solo nei primi anni dell’infanzia e dell’adolescenza.

«Come un bambino spartano» raccontava a Bianca Maria «troppo presto sono stato sottratto al calore materno per essere messo al servizio delle armi e del potere: mai il calore di una casa e si sa che dov’è una mamma lì è una casa; per me solo regge e corti estranee, rocche e castelli occasionali e sempre di altri, da Ferrara a Napoli e poi accampamenti e tende. Non ho rimpianti, ma così è andata. Ora qui, a Milano – all’Arengario o al castello non importa – finalmente una casa: sì, una corte e una reggia ma è la mia corte, la mia reggia e quindi, in un certo senso, una mamma, anche se tanto più giovane di me, ma più di me saggia e buona.»

Dopo quella prima volta, Agnese venne spesso a Milano, sempre scortata da Andrea e Giovanni Simonetta, i due fratelli di Cicco che lei chiamava i «miei angeli custodi». Francesco infatti li mandava spesso a Pavia, per tenere sotto controllo quel fedele ma inquieto feudo e per far sentire ad Agnese la presenza protettiva della famiglia Sforza.

Durante le conversazioni o le discussioni famigliari, Agnese, saggia suocera, preferiva non di rado schierarsi dalla parte del genero, del quale sentiva e ricambiava l’affetto. Ma questa volta era d’accordo con la figlia, aggiungendo una nota personale: «A me l’Arengo non è mai piaciuto e d’altra parte Filippo Maria preferiva stare al castello, che però allora, prima della sua distruzione, era più una fortezza che una reggia, una residenza ducale: ora bisognerebbe riedificarlo in questa forma, degna di un grande signore italiano».



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