Gli ultimi Boss by John Follain

autore:John Follain
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-12-31T16:00:00+00:00

Imprevedibilmente, l'impero che i corleonesi avevano creato con tanto impegno iniziava a mostrare la corda: la deposizione di Buscetta, sfociata nel maxiprocesso, aveva spinto altri mafiosi a fare il grande passo di sfidare la legge del silenzio e diventare collaboratori di giustizia. Non si facevano illusioni sul prezzo che avrebbero dovuto pagare per il loro tradimento. «Noi collaboratori siamo dei morti che camminano. Con questa decisione noi ci siamo condannati a morte. Da un minuto all'altro può arrivare una fucilata dietro le spalle e uno è morto»186 spiegò un informatore.

Il primo a seguire l'esempio di Buscetta fu Contorno, che i corleonesi avevano tentato di eliminare senza riuscirci. Dopo la deposizione di Buscetta, gli inquirenti gli fecero visita nel carcere toscano dove era rinchiuso e gli chiesero di seguirne l'esempio; fino a quel momento Contorno aveva detto poco o nulla alla polizia. Adesso gli chiedevano di rivelare tutto quello che sapeva e di dire la sua sulla testimonianza di Buscetta.

Contorno chiese il permesso di incontrare Buscetta, prima di decidersi a parlare; non voleva soltanto verificare di persona se avesse davvero infranto la legge del silenzio, ma anche chiedergli consiglio. Quando lo portarono nel rifugio segreto, e si trovò di fronte al «boss dei due mondi», cadde in ginocchio, come se stesse rendendo omaggio a un re. Buscetta si chinò e gli arruffò i capelli. «Cosa Nostra è ormai finita. Totuccio, puoi parlare»187 gli disse. Contorno rese la sua deposizione a Falcone, dicendogli: «Intendo collaborare con la giustizia esponendo quanto è a mia conoscenza su Cosa Nostra, di cui faccio parte, perché mi sono reso conto che trattasi di una banda di vigliacchi e di assassini».188 Grazie alla sua testimonianza furono spiccati centoventisette mandati di cattura.

Era un Riina furibondo quello che, durante una riunione della Cupola, si scagliò contro i «traditori» Buscetta e Contorno, dicendo che la mafia doveva mettere la parola fine ai pentiti e ammazzare tutti i loro parenti. «Quando i loro figli compiranno diciotto anni e un giorno devono essere uccisi.» Riina aggiunse che certi nomi, con tutta la loro parentela, dovevano essere cancellati dalla faccia della terra.189 Per punire Contorno, gli sterminarono ben trentacinque parenti.

Ciononostante altri mafiosi si fecero avanti per collaborare. Tra loro ci fu il tranquillo e riservato Francesco Marino Mannoia, soprannominato «Mozzarella» per la carnagione pallida, lascito di una vita spesa a raffinare eroina. Era stato uno dei luogotenenti dell'ex nemico di Riina, Stefano Bontate detto «il Principe», e i corleonesi gli avevano risparmiato la vita per il suo talento di chimico. Obbedendo a un ordine della mafia, aveva sposato la figlia di un boss, invece della donna di cui era innamorato e che aspettava un figlio da lui. Anche gli altri componenti della sua famiglia non erano estranei all'organizzazione. Il fratello Agostino era un trafficante di armi e di droga; la madre, la sorella e la zia lo avevano aiutato a nasconderle ogni volta che si era reso necessario.

Quando si sparse la voce che Marino Mannoia stava prendendo in considerazione l'ipotesi di disertare, i suoi parenti cominciarono a ricevere minacce di morte.

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